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Il Papa chiede la pace All'islam non interessa

L'invito del Papa accolto da pochi islamici nel mondo. Intanto i ribelli uccidono i cristiani

Il Papa chiede la pace All'islam non interessa

F inalmente una buona notizia. Papa Francesco dubita: la guerra in Siria «è davvero una guerra o è una guerra commerciale per vendere queste armi o è per incrementarne il commercio illegale?». È importante che il Papa cominci a sostanziare di contenuti i discorsi sulla guerra, senza limitarsi a denunciarne la presenza, a indire una Giornata di preghiera e digiuno, a esortare indistintamente tutte le parti coinvolte alla «riconciliazione, perdono, dialogo e pace».
Chi sarebbero gli uomini di buona volontà a cui si è rivolto il Papa? Come mai, a parte i pochi musulmani che si sono recati in piazza San Pietro o nelle chiese per manifestare il loro sostegno alla pace in cambio della loro legittimazione come rappresentanti delle comunità islamiche sul piano religioso e politico con interessate ricadute finanziarie, a parte il Gran Mufti di Siria Ahmad Badreddin Hassou, leale al regime di Assad, che ha esortato alla pace nella Moschea Omayyade di Damasco, di fatto una chiesa islamizzata dove è custodita la reliquia di San Giovanni Battista e dove si raccolse in preghiera Giovanni Paolo II nel 2001, in nessuna moschea del mondo i predicatori islamici si sono rivolti ai fedeli musulmani nella loro lingua per farli aderire a riconciliazione, perdono, dialogo e pace? La risposta è semplice: questi valori sono propri del cristianesimo ma non trovano riscontro nei due pilastri dell'islam, il Corano e Maometto, che all'opposto ordinano di sottomettere all'islam costi quel che costi ebrei, cristiani, atei, infedeli e apostati, nei cui confronti si nutrono disprezzo e odio così come si legittimano violenza e morte.
Mi auguro che il Papa sia stato informato che proprio mentre predicava in piazza San Pietro esortando tutti alla pace, i terroristi islamici di Al Qaida uccidevano i cristiani a Maloula, cuore del cristianesimo in Siria. Se il Papa dovesse continuare a rivolgersi indistintamente alle vittime e ai carnefici, a maggior ragione se le vittime sono i cristiani, finirà che i cristiani d'Oriente, come è già accaduto, non avranno più fiducia nella Chiesa di Roma.
Ugualmente se l'Occidente dovesse continuare a mettere sullo stesso piano l'esercito regolare di uno Stato sovrano riconosciuto dall'Onu e le milizie terroristiche per cui Al Qaida è messa al bando dalla comunità internazionale, finirà per screditarsi totalmente, inducendo non solo la Siria ma anche l'Egitto, che combatte gli stessi nemici interni, a divorziare dall'Occidente, condannando al suicidio un modello di civiltà che ha rappresentato il faro di riferimento del mondo intero.
Mi domando se sono fortuite la disinformazione, la confusione e le contraddizioni che regnano nella guerra in Siria o sono frutto di una strategia deliberata di cui tutti noi, a partire dai siriani, siamo vittime? Possibile che si voglia celare che la guerra è già in atto da due anni e mezzo, che ha già provocato 110mila morti e raso pressoché al suolo un intero Paese? Possibile che si faccia finta di non sapere che sin dall'inizio la guerra è stata voluta, sostenuta politicamente, con denaro e armi da parte di Turchia, Arabia Saudita e Qatar con l'avallo di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per eliminare il regime di Assad? Possibile che dopo la menzogna mediatica della cosiddetta «primavera araba» si continui a perpetuare la menzogna della «resistenza» siriana che altro non è che le milizie terroristiche dei Fratelli musulmani, dei salafiti e di Al Qaida? Possibile che si considerino «legittime» le armi «convenzionali», compresi i terroristi suicidi, i tagliagole e i tagliatori di teste che hanno provocato la morte di 110mila persone, mentre si additano come casus belli le armi chimiche «illegittime» che hanno provocato 355 morti? Possibile che Obama, Cameron, Hollande e Ashton, Erdogan e il principe Bandar bin Sultan dichiarino di avere le prove incontrovertibili che a usare le armi chimiche sarebbe stato Assad prima che si sia pronunciata la Commissione d'indagine dell'Onu, quando un suo membro, Carla Del Ponte, e inchieste giornalistiche indipendenti e foto dei satelliti russi addebitano la responsabilità ai terroristi islamici?
C'è una strategia deliberata che vorrebbe farci credere che la guerra in Siria, nella sua estensione internazionale, inizierebbe soltanto ora e corrisponderebbe a un «intervento umanitario» per salvare i siriani dal «nuovo Hitler». Questa guerra c'impone di riscattare la verità e di recuperare il sano amor proprio per non prestarci agli interessi spietati dei mercanti d'armi finalmente denunciati dal Papa.
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Barbieri a pagina 12

di Magdi Cristiano Allam

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