Elezioni Regionali 2023

Pur di nascondere il flop Calenda se la prende con gli elettori

In un'intervista al Corriere il leader di Azione difende la scelta dei candidati e accusa gli elettori di votare con la pancia

Pur di nascondere il flop Calenda se la prende con gli elettori

Alla fine a sbagliare sono sempre loro: gli elettori. Quei poveri Cristi che ancora votano e che, durante il fine settimana, vanno alle urne e barrano con una X il partito a cui si sentono più affini politicamente, oppure quello a cui sono più legati sentimentalmente, oppure quello che ritengono il male minore. Insomma, ci sono mille e uno motivi per cui una persona vota una lista al posto di un'altra. Un candidato al posto di un altro. Pensare che il voto, analizzandolo in generale, sia un qualcosa di razionale, basato sulla lettura e il confronto dei programmi, è irrealistico. E chi fa politica lo sa. O almeno dovrebbe saperlo. È per questo che si fanno le campagne elettorali: perché i cittadini hanno bisogno di vedere di persona chi andranno a votare. E colpisce che Carlo Calenda, in un'intervista concessa al Corriere della Sera all'indomani della batosta elettorale in Lombardia (è riuscito a prendere ancora meno voti rispetto alle scorse elezioni politiche), se la prenda con gli elettori, affermando che hanno sbagliato a votare come hanno votato (ovvero a destra): "È la maledizione italiana: si vota per appartenenza. Sono di destra voto la destra, sono di sinistra voto la sinistra, prescindendo dal candidato e dalla qualità delle sue proposte. E poi mi lamento di chi governa".

In realtà, il voto in Italia non funziona così. E, per capirlo, basta ripercorrere velocemente i dati degli ultimi anni. Alle elezioni europee del 2014, Matteo Renzi porta il Partito democratico al 40%. È un successo clamoroso, dovuto al fatto che, in quel periodo, il leader dem piace praticamente a tutti. Tanto a destra quanto a sinistra. Due anni dopo, però, Renzi viene clamorosamente sconfessato sul referendum costituzionale e promette che non farà più politica. Non sarà così. E gli italiani glielo faranno (e continuano a farglielo) pesare. Dopo la delusione di Renzi, gli elettori cambiano "cavallo". Sono stanchi dei politici di professione e decidono di puntare tutto sul Movimento 5 Stelle. Nel 2018, i grillini prendono il 32% dei voti, seguiti dalla Lega di Matteo Salvini che ottiene il 17%. I due partiti danno vita al governo giallo-verde, dove il leader leghista ha vita facile e, da ministro dell'Interno, attua una politica di tolleranza zero nei confronti dell'immigrazione clandestina e sfrutta l'abilità comunicativa di Luca Morisi per aumentare i propri consensi: arriva così, alle elezioni europee del 2019, al 34%. Arriva l'estate del Papeete e Salvini chiede i "pieni poteri", il governo salta e, di lì a poco, prendono vita prima il governo giallo-rosso e poi quello guidato da Mario Draghi. All'opposizione resta un unico partito, Fratelli d'Italia, che sfrutta questa posizione per accrescere i propri consensi ottenendo così il 26% dei voti. Non ci vuole dunque molto a comprendere che i voti, negli ultimi dieci anni, sono stati travasati da un partito all'altro senza troppe distinzioni tra destra e sinistra, checché ne dica Calenda.

Il vero punto della questione è infatti un altro: nel corso degli ultimi anni, gli italiani hanno votato chiunque rappresentasse una rottura con la politica del passato. Lo hanno fatto con Renzi, che in quegli anni si presentava come il Barack Obama di Rignano e il rottamatore della vecchia classe dirigente; lo hanno fatto con il Movimento 5 Stelle, l'antipolitica per eccellenza; lo hanno fatto con la Lega, dove, tra le altre cose, c'era pure qualcuno che finalmente si preoccupava realmente di sicurezza e che aveva un linguaggio popolare; e infine lo hanno fatto anche con Fratelli d'Italia, giudicato un partito non incline al compromesso. Ed è questo quello che cercano gli italiani. Non politici che, dall'alto dei loro scranni, non sanno ammettere i propri errori e che continuano ad affermare, dopo un flop elettorale, che i candidati erano giusti e che i cittadini non li hanno compresi perché votano in modo "fideistico".

È la differenza tra il 32% e il 4%.

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