"Serve una seria valutazione". Sui magistrati il candidato di Pd e M5s parla come Nordio

Un paio di anni fa Luciano D'Amico aveva le idee chiare su come riformare la giustizia e dichiarava: "Chi esercita l'azione penale deve rispondere della propria attività"

"Serve una seria valutazione". Sui magistrati il candidato di Pd e M5s parla come Nordio
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Manca meno di una settimana alle elezioni regionali in Abruzzo. Gli sfidanti per diventare presidente di quell'ente territoriale sono solamente due: il governatore uscente Marco Marsilio - sostenuto da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e altre lista civiche di centrodestra - e Luciano D'Amico, esponente indipendente appoggiato da tutte le forze politiche del centrosinistra che comprendono Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Verdi, Sinistra Italiana, Azione e Italia Viva. Un'accozzaglia inedita a livello regionale quella che ha caratterizzato la scelta adoperata dalle opposizioni al governo Meloni, con Elly Schlein e Giuseppe Conte che si vogliono contendere una sorta di leadership locale nel voto di domenica 10 marzo. Si è entrati ormai ufficialmente nei giorni più caldi di questa campagna elettorale. Un periodo che coincide con la discussione parlamentare sulla riforma complessiva della giustizia, avversata fortemente a sinistra. E chi è che pochissimi mesi fa aveva chiesto a gran voce una modifica non dissimile a quella proposta dal ministro Nordio? Proprio il candidato in Abruzzo voluto da Pd e 5 Stelle.

C'è infatti un elemento piuttosto curioso che riguarda la biografia di Luciano D'amico, che risale a poco meno di dieci anni fa. Succede infatti che il professore universitario era finito inquisito a causa di una presunta incompatibilità del suo allora doppio incarico: quello di rettore dell'Università di Teramo e quello di presidente del cda dell'Arpa e della Tua, la società unica abruzzese di trasporto. I capi d'imputazione sollevati dalla procura di Teramo erano indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e peculato. Riguardo al primo reato, il rettore doveva rispondere di 57mila euro che avrebbe percepito indebitamente tra agosto 2014 e febbraio 2017; mentre il secondo Il peculato era contestato in relazione alla consegna di dieci tablet. Da quel processo D'Amico ne uscirà completamente scagionato: assolto con formula piena in Cassazione perché il fatto non sussiste. "D'Amico effettuò in modo trasparente e tempestivo tutte le comunicazioni di dovere, la sua condotta non può ritenuta in alcun caso penalmente rilevante", scrissero i giudici ermellini nelle motivazioni.

La proposta di D'Amico sulla giustizia

Tuttavia, quello che diventeranno piuttosto rilevanti le dichiarazioni del candidato governatore il giorno dopo essere stato assolto: siamo nel maggio 2022. Oltre alla soddisfazione espressa per otto anni di calvario giudiziario, lui affermava almeno un paio di concetti: innanzitutto criticò fortemente l'atteggiamento e l'operato dei magistrati inquirenti che, procedendo nelle acquisizioni, tra incertezze e indecisioni, "hanno creduto di avere di fronte dei delinquenti". E tutto questo "mi ha fatto male per l'idea che ho io della cosa pubblica", aggiungendo: "In questi otto anni di preoccupazioni però sono saltate opportunità e ho dovuto accantonare alcuni progetti". Sintomo di una più che giustificata sofferenza per il periodo in cui è stato costretto a vivere sotto torchio giudiziario (e in parte anche mediatico).

Poi – ed è il suo secondo concetto – ecco arrivare una mini-illustrazione della sua personale proposta di una riforma della giustizia: "Lo sforzo deve essere di sistema per fare in modo che, al di là delle persone singole, l'intera magistratura inquirente possa procedere con maggiore efficacia". Fino ad arrivare alla sua "sentenza": "Questo è possibile con un sistema di valutazione adeguato. Chi opera nella cosa pubblica deve rispondere della propria attività: da chi amministra a chi esercita l'azione penale". Pur non andando troppo nello specifico, D'Amico delinea comunque un progetto che ha qualche evidente punto in comune con quello proposta dall'esecutivo nazionale di centrodestra.

La domanda allora da rivolgere a Pd, 5 Stelle, Verdi-Sinistra diventa la seguente: voi lo sapete che state sostenendo tutti insieme appassionatamente alle elezioni tra sei giorni una persona che, se in questo momento fosse un parlamentare italiano, avrebbe sulla giustizia una linea garantista uguale a quella di Nordio? Insomma: in Abruzzo, la sinistra ha il "nemico" in casa.

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