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Uomini che si vendicano delle donne

Pallanuoto e pallavolo erano terra di conquista per le azzurre, ma i ragazzi fanno il ribaltone

Uomini che si vendicano delle donne

È la vendetta di Adamo. Avanti i maschi. L'Italia degli uomini vince dove le donne perdono. Pallavolo e pallanuoto. Erano la prospettiva concreta di una medaglia femminile, ora diventano una possibilità maschile. Semifinali. Così lontani e così vicini dal podio. Siamo dentro ai Giochi più femminili di sempre: i primi in cui la spedizione dell'Italia conta più donne che uomini, i primi in cui succede anche agli Stati Uniti e ad altri Paesi occidentali, i primi in cui ogni Nazione ha almeno una donna. Un'Olimpiade, più che le Olimpiadi. Femminile il genere e anche il potere. Non ieri, per la prima volta. Gli uomini italiani hanno ribaltato il tavolo: Setterosa fuori? Bene, Settebello dentro. Ragazze del volley eliminate? Bene, ragazzi vincenti.

Squadra è una parola femminile che si declina al maschile: erano partiti malissimo, gli uomini degli sport di gruppo. Spesso sconfitti nei gironi, spesso tramortiti dagli avversari, spesso maciullati mediaticamente dalle loro omologhe femminili. Si sono riabilitati in quattro ore. Perché vincere nella pallavolo contro gli Stati Uniti per 3-0 e nella pallanuoto contro l'Ungheria è una cosa seria. È una cosa che ti può spingere verso una medaglia. Vai maschio. Vai e combatti per ciò che vuoi. Siamo stati per giorni a raccontarci quanto fossimo diventati un Paese aggrappato alle signore. Il fioretto di Elisa Di Francisca, di Arianna Errigo, di Valentina Vezzali. Prima da sole poi tutte insieme. Il fucile di Jessica Rossi, il kimono sgualcito della judoka Forciniti. Un paese innamorato delle sue donne. Giusto così. Meritato.

Bisogna che ci si faccia l'abitudine: lo sport è la nuova colonia femminile e mica solo da noi. Tanto per capire: le Olimpiadi sono cominciate ufficialmente il 27 luglio, ma in realtà si gioca dal 25. E a cominciare è stato il calcio femminile. Capito? Non è un caso. Lo sport donna cresce ovunque, come pubblico, come spazi, come mercato, come sponsor. Una rincorsa lunga che i Giochi di Londra celebrano con orgoglio. Una storia che parte nel 1900, a Parigi, con Charlotte Cooper, la prima vincitrice di un oro olimpico, nel tennis. Le tappe sono state diverse: qui a Londra, nel 1948, arrivò Fanny Blankers Koen. La chiamarono l'olandese volante perché si prese praticamente tutti i Giochi: 100 metri, 200 metri, staffetta e 80 metri ostacoli. Il 2012 è pieno dello spirito del 1948, è gonfio della fierezza di quei giorni, anche e soprattutto per il richiamo alla femminilità, allora un po' mascherata, oggi molto più diffusa dello sport. Hanno puntato moltissimo sulle donne, gli organizzatori. Noi anche. Ci sono sondaggi che raccontano una verità indiscutibile: la vittoria che ha emozionato di più il nostro Paese è stata quella di Jessica Rossi, nel tiro a volo. Per la dedica all'Emilia e perché è una ragazza: giovane, bella, brava, serena. Una che piace, un simbolo, una faccia da appiccicare alla memoria di questa Olimpiade.

Travolti da questa ondata femminile, gli uomini sono stati dei Lillipuziani per giorni interi. Parenti sfigati delle loro compagne di condominio nel villaggio olimpico. Chi ci può dare una medaglia? E tutti: le ragazze del volley e il Setterosa, poi Federica Pellegrini, tutte le schermitrici. Uomini? Non pervenuti. Più immagine che sostanza. Perché c'erano aspettative pesanti: Daniele Molmenti, per esempio. Poi tutti gli uomini della scherma. Poi i pugili. C'erano, ma erano in controluce. La sconfitta delle due squadre femminili ha ribaltato la prospettiva. Vediamo che cosa fanno i ragazzi. E loro hanno fatto gli uomini. Vincitori in un giorno di tutto quello che s'erano perduti in una settimana e mezzo.

Semifinale nella pallavolo e semifinale nella pallanuoto. Niente che può diventare molto. Tipo la nazionale di calcio, no? Parte sempre col freno a mano tirato e poi si scioglie. Gli psicologi dicono che gli uomini sanno stare meglio insieme. Se lo chiedi a un atleta ti risponde che boh, non sa perché certe volte i ragazzi se la cavano meglio in squadra. Non lo sanno, il motivo. Sanno che succede. Ecco, è successo ieri, nell'unico giorno in cui c'era la possibilità di farlo accadere. Due partite così a stretto giro, prima il palazzetto di Earl's Court, poi la piscina del Parco Olimpico. Italia da una parte e Italia dall'altra. Erano qui per vedere solo che cosa potesse venire fuori. Più impreparati, più improvvisati, più arrangiati. Ex superuomini scombussolati dall'arrivo delle superdonne. Hanno invertito il senso di marcia. Avanti tutta. Per qualche ora, almeno. Oggi c'è Josefa Idem che gareggia. Donna e madre.

Con due pagaiate in acqua dimostrerà che quella dei ragazzi è solo una fuga dalla realtà, uno stacco dalla inesorabile certezza che lo sport stia andando comunque dalla parte delle donne.

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