Caro Gino,
no, non mi sorprende. Insomma, è roba già vista. Stupisce sì la sincronicità perfetta tra arresti ed elezioni, tuttavia dovremmo oramai essere abituati. Il ministro Nordio sostiene di non guardare con perplessità a questa strana coincidenza, dal momento che in Italia si vota spesso. Ma per quale ragione le manette sono scattate a trenta giorni dalla data in cui i cittadini si recheranno alle urne? Mi sia concesso di sospettare che tale scelta non sia frutto del puro caso.
Non credo che questa indagine, per quanto eclatante e dagli importanti effetti speciali, quali le immagini dell'arresto del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, possa riverberarsi sull'esito del voto, ossia spingere i cittadini che votano a destra a votare a sinistra. Si tratta di una speranza, anzi direi meglio di una illusione, dell'opposizione, la quale si è gettata a capofitto su questa faccenda scorgendo la golosa opportunità per demolire la reputazione degli avversari e incassare preferenze.
Non si valuta in questo caso un elemento, tutt'altro che irrilevante: gli elettori, proprio come me e te, che pure votiamo, hanno già assistito a queste cose qui e considerano quanto avvenuto in Liguria l'ennesimo caso giudiziario tirato fuori a due passi dal voto e destinato molto probabilmente a sgonfiarsi e a concludersi con un buco nell'acqua, con un nulla di fatto, con scarcerazioni, assoluzioni, archiviazioni, eccetera. Quante volte è accaduto? Non le conto nemmeno più.
Puntualizzo: detto ciò non intendo minimamente screditare l'attività degli inquirenti, della magistratura, nella quale ripongo fiducia. La magistratura che assolve è lo stesso organo che decreta gli arresti. Mi auguro soltanto che si adotti la cautela massima quando una decisione simile viene approvata in quanto non si scherza con la libertà personale altrui, il nostro bene supremo, la cui privazione produce effetti devastanti e irreparabili sull'esistenza e la salute di coloro che subiscono questo genere di provvedimenti, magari venendo in seguito dichiarati estranei ai fatti.
Ce ne dimentichiamo sempre: in Italia vige il principio della presunzione di innocenza. Dunque non concepisco questa richiesta di dimissioni avanzata dalla sinistra giustizialista che fa scempio dei valori essenziali della democrazia calpestando suddetto principio ma soltanto quando l'indagato è di destra, se è di sinistra è sempre e comunque innocente e non deve essere rimosso. Non è pure questa una forma di disonestà? Bene. Sia valutato anche questo dagli elettori.
I progressisti hanno poco da festeggiare, quindi evitino di piombare come avvoltoi su quello che credono essere il cadavere del nemico. La sinistra, infatti, è coinvolta altrove, ovvero in Puglia, in fattacci simili a quelli contestati a Toti in Liguria.
Qualora venisse appurato oltre ogni ragionevole dubbio, esperito inoltre il terzo grado di giudizio, così come previsto dalla Costituzione, che Toti è colpevole di corruzione elettorale, allora ritengo che egli debba pagare assolutamente il suo debito. Ma sta di fatto che siamo ben lontani da tale eventuale verità e non possiamo né presumerla né darla per scontata né immaginarla. Sarebbe un danno collettivo. Sarebbe una maniera di abdicare alla civiltà, imbarbarendoci. Sarebbe una maniera di farci uguali a Conte, a Bonelli, a Fratoianni, tutta quella gente di sinistra che considera la presunzione di innocenza qualcosa di cui potere fare a meno, come l'appendice, notoriamente organo inutile.
Manteniamoci lucidi.
Per quanto riguarda la decisione di Toti di non dimettersi, egli ha tutto il mio appoggio. Non vedo perché dovrebbe. «La questione morale»? Una invenzione dei progressisti per fare un po' di chiasso.
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