Prima di addentrarci (nel prossimo numero della nostra pagina) fra gli scaffali ormai pieni di novità, non tutte di valore, riguardanti i libri di montagna, esplorazione, avventura, concedeteci di guardarci indietro. Mentre il mondo editorial-giornalistico di settore in Italia, per non dire in Europa, sta registrando importanti novità sintomatiche di movimenti tellurici più profondi, quali l'uscita in lingua italiana della rivista bimestrale francese Vertical che, contemporaneamente, si è lanciata anche sui mercati tedesco e anglosassone, e poi la rivoluzione della rivista Alp che da gennaio torna mensile generalista, unico mensile di cronaca alpinistica in Italia, capita di scovare, tra i libri, qualche chicca passata inosservata al tempo della sua pubblicazione.
Per esempio, in sintonia con la stagione e la bianca passione che accomuna molti «skiatori», Gli invincibili della neve (Interlinea Edizioni) dell'ossolano Benito Mazzi è un libro straordinario che ci era sfuggito: vi si trova una pagina importante della storia dello sci italiano che, fatto ignoto ai più, non aveva la sua capitale nelle blasonate Cortina, Courmayeur o Cervinia, bensì nella remota Val Formazza (Verbania). I campioni formazzini degli anni '20 del Novecento dominarono per almeno un ventennio in tutte le specialità della neve. Una storia epica raccontata da foto straordinarie i cui volti, sospesi in un limbo senza tempo, racchiudono l'intero repertorio di emozioni di un'esistenza e i segni lasciati dalla quotidianità della vita di valle. Matli, Antonietti, Sisto Scilligo che, non a caso, era membro del quartetto tricolore che vinse l'oro nella gara di pattuglia (oggi paragonabile a un ibrido fra biathlon e scialpinismo) a Garmisch nel 1936, furono gli antenati di tutti i campioni dello sci che vennero poi.
Gli invincibili della neve sono in un libro
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