Scienze e Tecnologia

Io speriamo che me la cavo

Se in questo preciso momento si fulminasse il disco del pc che ho davanti, perderei irrimediabilmente un paio d’anni della mia memoria…

Se in questo preciso momento si fulminasse il disco del pc che ho davanti, perderei irrimediabilmente un paio d’anni della mia memoria, fatta di foto, articoli, email, presentazioni, progetti. Nel migliore dei casi dovrei diventare matto per farmeli recuperare, sperando in una botta di fortuna ed esponendomi a una figuraccia nera. Sono un cretino? Vediamo: il mio desktop, oltre a essere collegato a un server, ha il masterizzatore interno di Cd e a casa ho un masterizzatore esterno di Dvd. Quindi fare il backup di qualche centinaio di MB di dati è un’operazione di pochi minuti. Eppure da due anni non trovo mai il momento giusto per farlo. Ah, tenete conto che per un giochino del genere cinque anni fa mi ero perduto quasi tutto quel che avevo scritto nei cinque anni precedenti. Conclusione: sì, sono un cretino al cubo.

Visto che la mamma dei cretini è sempre incinta, mi alzo e chiedo in giro ai colleghi: ogni quanto fai il backup? Uno mi confessa che due settimane fa gli si è rotto l’hard disk del portatile: il romanzo che sta scrivendo era salvato anche da altre parti, ma foto di famiglia, filmini e altri dati personali sono andati per sempre. Risultato: rampogne a raffica da parte della moglie, che poverina si fidava ciecamente del suo compagno tanto esperto di hi-tech. Chiedo a un altro, che di questi tempi passa le sere a riversare in digitale i Vhs di tanti anni fa: niente backup neanche lui, che ha i dati sparsi su almeno quattro macchine e che pure da anni scrive (con competenza) di storage e di document management. Infine c’è la cronaca di vita vissuta di un nostro collaboratore: i dati glieli ha ritirati fuori per i capelli una società superspecializzata, che però per fare il miracolo chiede un migliaio di euro, quando va bene.

Però le grandi imprese, le banche e le istituzioni non faranno mica come me e i miei compagni di merende. Insomma… Una ricerca commissionata da Ca su 715 responsabili It di aziende europee dei più diversi settori rivela che l’86 per cento di loro ha piena consapevolezza dei danni che la perdita di dati provocherebbe al business aziendale. Peccato che poi in più della metà di queste imprese non ci siano le tecnologie chiave per la gestione delle informazioni, come l’archiviazione delle email, la gestione dei documenti e le soluzioni di coordinamento delle policy di “records management”. Peggio: il 40% del campione non usa alcuno strumento di gestione e protezione dei dati distribuiti in azienda su server, pc e dispositivi mobili, base del cosiddetto “risk management”. Insomma, guardo la ricerca, alzo gli occhi sui colleghi, vedo un Dvd vergine ancora nel suo cellophane e mi consolo.

Si fa per dire, naturalmente.

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