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Presidenziali in Iran, vince il riformista Rohani

Considerato vicino all’ex presidente Hashemi Rafsanjani, ha ricoperto l’incarico di negoziatore per il nucleare sotto la presidenza di Khatami

Presidenziali in Iran, vince il riformista Rohani

Hassan Rohani, l’unico candidato riformista moderato nelle elezioni presidenziali iraniane, è il nuovo presidente della Repubblica Islamica dell’Iran. Lo ha annunciato il ministero
dell’Interno al canale televisivo di Stato. Il candidato moderato, che aveva raccolto il consenso del fronte riformista, ha ottenuto il 50,68% dei voti e ha vinto la corsa presidenziale al primo turno. Rohani ha preceduto il trio dei candidati conservatori guidati dal sindaco di Teheran, Mohammad Bagher Ghalibaf, con il 16,5% delle preferenze. Più staccati l’attuale capo-negoziatore per il nucleare Said Jaalili e l’ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione (Pasdaran), Moshen Rezai. In tutto hanno votato 36,7 milioni di aventi diritto, pari al 72,7% dell’elettorato. Subito dopo l’annuncio della vittoria di Rohani, a Teheran sono scattati caroselli di auto che suonano il clacson. Il nuovo presidente in un messaggio letto alla televisione di Stato iraniana ha salutato "la vittoria dell’intelligenza, della moderazione e del progresso sull’estremismo".

Rohani, considerato vicino all’ex presidente Hashemi Rafsanjani, ha ricoperto l’incarico di negoziatore per il nucleare sotto la presidenza di Mohammad Khatami, firmando il consenso all’applicazione del protocollo addizionale del Trattato di non Proliferazione, che permette le ispezioni a sorpresa negli impianti. In campagna elettorale Rohani ha scelto il simbolo della chiave, simbolo che apre la porta alla soluzione dei problemi del Paese: per quel che riguarda i negoziati nucleari si è impegnato per un governo "non di compromesso o di resa, me non neanche avventuriero", in "continuità con Khatami e Rafsanjani"; l’ex negoziatore non ha infine scartato l’ipotesi, pur ritenuta "improbabile", di un dialogo diretto con gli Stati Uniti per risolvere il contenzioso.

E' improbabile che il risultato cambi radicalmente i rapporti tra l’Iran e il mondo occidentale o garantisca un cambiamento nell’aggressivo programma nucleare della Repubblica Islamica (tutte questioni decise in prima persona da Khamenei, che ha un potere assoluto nel regime teocratico sciita). Ma il presidente ha sicuramente una voce importante e potrebbe ammorbidire i toni conflittuali di Mahmoud Ahmadinejad, al quale la Costituzione ha impedito di ripresentarsi per il terzo mandato consecutivo. L’enorme vantaggio raggiunto da Rohani indica anche un latente ma importante serbatoio di impeto riformista. Se vince, Rohani, un moderato che guidò in modo conciliante il negoziato sul nucleare sotto la presidenza di Mohammad Khatami, ha già detto che vorrà promuovere una politica estera basata "sull’interazione costruttiva con il mondo" ed emanare "charta dei diritti fondamentali" in patria.

Intanto Khamenei, con il chiaro intento di dare continuità politica alla scelta degli elettori, ha già detto che qualunque sarà il risultato, il voto è stato comunque "una prova di fiducia" per la Repubblica Islamica e il sistema. Secondo fonti vicine allo staff elettorale, l’atmosfera al quartiere generale di Rohani è di eccitazione, con i presenti che si preparano già alla vittoria. E un annuncio, ha detto la fonte, potrebbe arrivare già dalle prossime ore.

Le autorità elettorali invece non hanno detto quali siano i distretti da cui sono arrivati i voti finora.

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