Isis, i giudici: Fatima decisa a fare attentati terroristici

Determinata a compiere attentati. E ad arruolare i familiari, che se non fossero riusciti a raggiungerla in Siria «avrebbero dovuto fare il jihad in Italia». Questa la sintesi delle motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre la Corte d'assise ha condannato a nove anni Maria Giulia «Fatima» Sergio, la prima foreign fighter italiana.

Fatima, scrivono i giudici, era «fortemente determinata a dare il proprio contributo all'attuazione delle azioni terroristiche, ed anzi era desiderosa di compierle in prima persona». Non solo. La giovane partita da Inzago per il Califfato aveva lo «scopo» di «contribuire alla crescita ed al rafforzamento dell'Isis anche attraverso l'arruolamento dei familiari». Sono stati condannati, tra gli altri, il marito diventato soldato dell'Isis Aldo Kobuzi (a 10 anni) e il padre Sergio (a 4 anni). La madre Assunta è morta prima del processo, mentre la sorella Marianna è già stata condannata in Appello a cinque anni e quattro mesi. Per la Corte, Fatima manifestava con i familiari «un'insistenza connotata da toni aggressivi e comunque perentori». Insisteva «sull'inderogabile necessità per ogni musulmano dell'egira, ovvero del viaggio verso la terra dello Sham dove si è instaurato il Califfato». Nelle intercettazioni, continuano i giudici, «si evidenzia la forza persuasiva di Maria Giulia (...) specie quando i genitori (in particolare la madre) attraversavano momenti di ripensamento». Maria Giulia non voleva organizzare «un viaggio di ricongiungimento familiare, bensì voleva che anche i suoi familiari rispondessero alla chiamata individualizzata al jihad».

CBas

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