Un italiano su tre a rischio cardiovascolare

Gianni Clerici

Un quarto della popolazione italiana adulta è affetto da almeno un fattore di rischio tra ipertensione e ipercolesterolemia. Solo in pochi hanno però la consapevolezza di come questi fattori, anche sommandosi tra loro, moltiplicano la probabilità di patologie cardiovascolari. È quanto emerge dalla prima ricerca Pfizer Cardio 360 - Eurisko, condotta su un campione di 20mila italiani. Una situazione ancora più allarmante se si considera che è proprio la popolazione a rischio a non riconoscere il pericolo. Una persona su tre con alto colesterolo ed un iperteso su due, non sanno di essere a rischio ed il 35% del campione ignora che se non curati possono essere colpiti da malattie gravi quali infarto, ictus, aterosclerosi, diabete. «Non viene compresa l’importanza dell’approccio globale alle malattie cerebrovascolari e un intervistato su tre non ha mai sentito parlare di prevenzione cardiovascolare», afferma Isabella Cecchini, del dipartimento salute di Eurisko.
Le malattie cardio-cerebrovascolari sono la principale causa di morte nei Paesi industrializzati. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, queste patologie causano ogni anno 17 milioni di morti (50% del totale dei decessi). Solo in Italia si contano 242mila decessi ogni anno per malattie cardiovascolari. Nell’80% dei casi si tratta di persone con più di 65 anni. Queste malattie sono destinate a diffondersi per l’invecchiamento progressivo della popolazione, sono tutte dovute alla parziale occlusione delle arterie, i vasi che alimentano e ossigenano gli organi vitali dell’organismo, primi tra tutti il cuore ed il cervello. Le placche aterosclerotiche (depositi di colesterolo, calcio e detriti cellulari) ispessiscono la parete e rallentano il flusso sanguigno. In Italia il 30% dei decessi per malattie cardiovascolari (73mila vittime) è dovuto all’infarto miocardico.
«La scarsa consapevolezza del reale rischio cardiovascolare evidenziata dall’indagine Eurisko - afferma la professoressa Maria Grazia Modena, presidente della Società italiana di cardiologia - ha come risultato i tanti drammi che quotidianamente si registrano nelle corsie ospedaliere. Ancor prima che curare occorre informare ed educare. Lo specialista, il medico di famiglia, tutta la popolazione, devono costituire una squadra che operi con grande sinergia, avendo come obbiettivo il salvataggio di tante vite umane. Il medico specialista e quello di famiglia non appartengono a due pianeti diversi, devono trovare sulla persona il comune terreno di collaborazione»,
«Corretto stile di vita e farmaco devono coesistere in una simmetria virtuosa», ha affermato Mario Falconi, segretario della Federazione italiana dei medici di famiglia. Il medico - ha aggiunto - ha il compito di mettere a punto valide strategie terapeutiche assieme alla persona. Oggi esistono pluripatologie che solo 15-20 anni orsono non esistevano. Occorre un sistema a rete che faccia percepire al cittadino il suono armonico di una orchestra».
«La salute non è solo un costo, è un investimento, un valore da difendere.

Oggi vi è viva attenzione verso la non autosufficienza, questa è una nuova sfida», ha ricordato Maria Pia Ruffilli, direttore delle politiche sanitarie nazionale e regionali di Pfizer Italia, presentando l’impegno della prima industria farmaceutica al mondo nel migliorare la qualità di vità dei pazienti non solo con farmaci sempre più efficaci e ben tollerati, ma anche attraverso la prevenzione a 360 gradi.

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