Economia

L’addio a Bonomo, avvocato della televisione

Dagli albori di Telemilano all’oscuramento dei network voluto dai pretori

Laura Verlicchi

da Milano

Aldo Bonomo, presidente della Fininvest, è morto mercoledì notte, dopo una breve malattia. Lascia la moglie e un figlio. «È un momento tristissimo per l’intero gruppo Fininvest e per me personalmente», ha detto la vicepresidente Marina Berlusconi. «L’avvocato Bonomo è stato uno dei protagonisti della grande avventura imprenditoriale che ha portato alla nascita e all’affermazione della tv commerciale in Italia. Tutti noi gli dobbiamo moltissimo, ma credo che moltissimo gli debba l’intero mondo della comunicazione e del diritto.
«Era un punto di riferimento, non solo per le sue capacità professionali e la sua lucida intelligenza, ma anche per la saggezza, la serenità e la positività con cui sapeva affrontare e risolvere le situazioni più complesse. Senza mai dimenticare il rispetto e l’attenzione per le persone, con una integrità e una generosità che ne facevano un uomo davvero speciale».
Così lo ricorda il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri: «L’avvocato Bonomo ha accompagnato con la sua straordinaria sapienza giuridica i primi passi di Silvio Berlusconi nel mondo della televisione, ha condotto mille battaglie legali nei tribunali di tutta Italia per affermare il diritto di trasmissione televisiva che ai tempi del monopolio equivaleva a un diritto di libertà di cui tutt’oggi godiamo i benefici. Questo compito di pioniere della modernizzazione del sistema televisivo italiano è stato svolto da Bonomo lontano dai riflettori, da persona schiva e integerrima qual era. Ma a noi che lo conoscevamo bene resta un senso di vuoto per la perdita della sua grande umanità».
Era «un gentiluomo e un giurista», secondo Stefano Mannoni e Giancarlo Innocenzo Botti, commissari all’Autorità telecomunicazioni. «Mai fazioso, sempre attento alle ragioni degli altri, ha esplorato tra i primi la terra incognita del diritto radiotelevisivo».
Un diritto che non c’era: e che si deve ad Aldo Bonomo, giurista torinese “naturalizzato” milanese, classe 1929, uno dei pionieri dell’avventura della tv privata. Esperto di diritto d’autore, a lui viene affidato da subito il compito di difensore della neonata realtà televisiva, alle prese con incertezze del diritto e pretori dall’oscuramento facile. E in questo compito, Aldo Bonomo mette tutte le sue capacità professionali e la sua sapienza giuridica.
«Nel mio lavoro - spiegò in una delle rare interviste - ho coniato i concetti giuridici che hanno consentito alla magistratura di avvicinare una realtà tecnica fino ad allora insondabile come soggetto giuridico». Dagli albori nel 1978 con Telemilano, via via fino a Canale 5, Italia 1, Retequattro: per anni Bonomo è l’avvocato delle tv libere nel contenzioso che riguarda soprattutto la cruciale interconnessione, ossia la possibilità di trasmettere in contemporanea su tutto il territorio nazionale anche per i network privati.
La legge Mammì, che nel 1990 sancisce la nascita di un sistema televisivo misto segna di fatto la fine della “guerra dell’etere”. Aldo Bonomo, ormai uno dei massimi esperti di diritto in campo radiotv, è e resta il consulente di Fininvest: ma sono in arrivo nuovi incarichi al vertice, in coincidenza con la riorganizzazione del gruppo dopo l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi, nel 1994. È consigliere d’amministrazione di Mediaset fino al settembre 1996, anno della quotazione in Borsa: nel giugno 1995 entra nel consiglio di Publitalia ’80. Nel luglio ’96 Aldo Bonomo subentra a Fedele Confalonieri, che lascia la presidenza della Fininvest per dedicarsi interamente a Mediaset. Lui stesso raccontò il colloquio telefonico con Silvio Berlusconi: «Mi ha svegliato nel cuore della notte, ho solo potuto accampare incompatibilità con la professione di avvocato, ho detto “non sum dignus”.

Ma lui mi ha spiegato che non c’era incompatibilità tra professione e presidenza, come ha dimostrato la presidenza di Rossi nel gruppo Ferruzzi». Come concilierà il nuovo incarico con la professione, gli chiesero: «Come ho sempre fatto. Quando gli altri mangiano io scrivo, quando pregano scrivo, quando dormono scrivo».

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