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L’addio tormentato del Cavaliere "Vorrei svegliarmi a cose già fatte"

Berlusconi ha vissuto il passaggio come una sorta di distacco carnale. La risposta a "Silvio perché lo fai?": "Per amore di un futuro migliore"

L’addio tormentato del Cavaliere  "Vorrei svegliarmi a cose già fatte"

"Uè giovinezza, avete voluto la bicicletta?, beh adesso pedalate. Altrimenti il Cavaliere sosterrà che l’abbiamo violentato». Febbraio del 1986: Fedele Confalonieri era appena sceso dal jet privato Parigi-Linate, reduce dal viaggio decisivo per mettere la firma su La Cinq e già chiamava a raccolta Cesare Cadeo per annunciargli la decisione presa da Silvio Berlusconi in volo dalla Francia a Milano. «Prendiamo il Milan» disse semplicemente. Tutti convocati in via Rovani e pronti a partire per la grande, straordinaria avventura che sarebbe durata 31 anni indimenticabili. Cominciò così lo sbarco di quell’affascinante uomo d’affari chiamato Silvio Berlusconi nel calcio italiano e alla guida del Milan. E proprio ieri mattina, mentre preparava la lettera aperta lanciata dall’account di Facebook, al presidente delle 7 Champions league son tornate alla mente quella scena e quella frase di Fedele, il suo amico della prima ora. Adriano Galliani, che era nel gruppo, chiamò invece al telefono Ariedo Braida, all’epoca ds dell’Udinese. «Tarello, mettiti in auto e vieni a Milano, si parte» l’avvisò.

Perciò la scelta di ieri, la cessione del suo adorato Milan, «un affare di cuore» trattato e inseguito per riannodare la propria vita alla figura decisiva del padre Luigi, è stata dolorosa, molto dolorosa a tal punto da rinunciare anche a qualsiasi tipo di carica onoraria. Una sorta di distacco carnale dalla società che è costata una fortuna del patrimonio personale (quasi 1,7 miliardi la cifra spesa, 1 miliardo quello recuperato) e una montagna di emozioni e di sogni realizzati. I migliori anni della nostra vita cantarono insieme i milanisti più fortunati una notte a Montecarlo, reduci da una supercoppa d’Europa vinta. «Se potessi vorrei andare a letto e risvegliarmi al mattino dopo con la notizia che è tutto fatto, tutto concluso» la frase che più volte in queste ore Silvio Berlusconi ha rivolto ai suoi collaboratori, ai manager di Fininvest che hanno tessuto la tela della trattativa, ai tanti ospiti che gli hanno chiesto conto di questa discussa cessione. «Perché lasci il Milan Silvio?». La risposta non si è fatta attendere: è fatto anche questo per amore, per amore di un futuro migliore. È stata dura anche per Adriano Galliani staccarsi da un pezzo di vita scandita giorno dopo giorno dalle visite a Milanello, dai viaggi in giro per il mondo, dai blitz sul mercato per battere la concorrenza, dalle serate in tribuna a saltare come un ultrà per un gol di Sheva, una parata prodigiosa di Abbiati o una giocata di Rivaldo. «Adesso possiamo abbandonare la cronaca per entrare nella storia» ha dettato qualche giorno fa quando ha deciso di anticipare tutti e portare via le foto dalla scrivania e i documenti dai cassetti nella stanza occupata. Una per una, quelle immagini, sono in grado di scandire i 31 anni di vita milanista: i tre olandesi con la collezione di Pallone d’oro, il trionfo di Barcellona e di Tokio, e ancora la notte di Atene 2007 con la Champions custodita nel letto perché «dovevo dormire così per sentirmi al sicuro». «Forse un giorno scriverò un libro» è stata la promessa. Adesso non è il tempo. Adesso è il tempo della nostalgia canaglia che la valanga di messaggi e lodi, ha mitigato. Silvio Berlusconi, nella lettera d’addio, l’ha definito «il motore» del Milan. «Il presidente è stato il decisivo architetto» la risposta di Adriano a qualche ora di distanza mentre il “magone” montava dinanzi a quell’applauso spontaneo e sincero dei presidenti di serie A riuniti in assemblea. E così si è messo in viaggio per raggiungere Arcore e prendere posto a quel tavolo dove un tempo si discuteva di tre-quartisti e di ritiri, di campioni da reclutare e di allenatori da scegliere. Allora è tornata a galla quella frase di Fedele Confalonieri: «Avete voluto la bicicletta? Adesso pedalate». Toccherà ai cinesi da oggi in avanti.

E non sarà una scampagnata. F

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