L’architetto apre le porte del suo laboratorio

Il Museo del XXI secolo di via Guido Reni dedica una mostra al lavoro di Massimiliano Fuksas

Sabrina Vedovotto

Mentre la città di Roma aspetta di vedere realizzato la sua «Nuvola» (vale a dire il nuovo centro congressi dell’Eur), il MAXXI (il museo d’arte del XXI secolo di via Guido Reni) dedica proprio a Massimiliano Fuksas, ideatore di quell’ambizioso e audace progetto, una mostra di notevole importanza.
La prima in Italia interamente incentrata sulla attività del celebre architetto romano.
«Peggio per lui che ha voluto fare questa mostra», ha commentato scherzando durante l’inaugurazione lo stesso architetto riferendosi a Pio Baldi, direttore della Darc, che della mostra è stato uno dei principali artefici.
In un museo non ancora museo ma che, come più volte hanno assicurato gli ultimi ministri dei Beni culturali (prima Buttiglione e ultimamente lo stesso Rutelli), sarà ultimato a fine 2008, la mostra dal titolo enigmatico «Un sessantesimodisecondo» traccia le linee fondamentali del percorso artistico di questo grande architetto, sin dai suoi primi progetti. Lo spazio del MAXXI per l’occasione è stato completamente trasformato. Le pareti dipinte di nero lasciano nello spettatore la possibilità di concentrarsi sulle zone illuminate, dove ci sono i bozzetti preparatori, le maquette, le foto. Ognuno dei progetti viene qui sapientemente illustrato, sin dalle primissime elaborazioni. Entrati nella sala principale si notano all’incirca trenta dei tanti schizzi presenti sospesi in aria, resi quasi opere d’arte da quelle forme e dalle linee tratteggiate spesso con un colore tra l’arancio e il rosso. Sulla parete di destra tutte le foto che evidenziano poi come dalla teoria le forme plasmate sono diventate realtà. È un excursus a ritroso, e ripercorrendolo sino in fondo alla seconda sala si possono ammirare i primi lavori, le prime opere architettoniche realizzate. Ci si rende quindi conto della capacità di questo architetto, della sua evoluzione negli anni, ma allo stesso tempo di come alcuni tratti siano rimasti sempre nel tempo, pur nello sviluppo.
Palesemente emozionato, Fuksas racconta di questa mostra e dell’enorme impegno nel realizzarla, una performance masochista la definisce scherzando Doriana O. Mandrelli, dal 1985 sua collaboratrice.
Nei progetti di Fuksas si ritrovano quelle linee delicate, ariose, rivolte sempre verso l’alto, a volte quasi sfuggenti alle teorie architettoniche. I colori sono inoltre l’elemento che colpisce maggiormente, per la presenza piuttosto costante in tutte le varie fasi della progettazione.
Di grande interesse, soprattutto per gli appassionati di architettura ma scevri di ogni possibile cognizione metodologica le diverse proiezioni visibili in mostra. Nella sala principale si trovano quelle inerenti le ultime opere realizzate dallo studio Fuksas, mentre in una sala più contenuta e intima un’intervista nella quale l’architetto racconta e ripercorre le tappe salienti della sua prolifica produzione.

Affascinante da osservare la incredibile manualità con la quale disegna, anzi quasi dipinge, le forme di quelli che saranno poi capolavori architettonici, patrimonio di tutti coloro che le ammireranno.
Informazioni utili: MAXXI, via Guido Reni, fino al 28 febbraio.

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