L’assurda recita anti Bush delle stelle di Hollywood

Sulla vanesia passione che induce tante simpatiche star di Hollywood a sbandierare tutto il loro odio per il paese che li ha riempiti di gloria e quattrini fu già detto tutto, circa sessant’anni fa, da Ludwig von Mises, che non fu soltanto un grande economista, ma anche uno degli osservatori più acuti della società del suo tempo.
In un saggio del ’56 (La mentalità anticapitalistica), von Mises spiegò che quella passione, a un tempo vanesia e codarda, scaturisce dalla natura stessa del successo che l’industria dello spettacolo, e quella culturale in genere, assicura ai suoi beniamini. Essendo il fine di questa industria la ricerca incessante della novità al servizio di un pubblico per definizione incostante, le star dello schermo e del teatro (ma in qualche misura anche quelle dell’arte e della cultura) sanno bene di dipendere completamente dagli umori di una massa capricciosa, e dunque sono sempre dominati da un’ansia che gli impone di attaccarsi a qualche assurda chimera che permetta loro di affermarsi anche sulla scena dell’impegno sociale e politico sventolando un ideale e un pensiero.
La vanità delle star hollywoodiane che a Venezia stanno sputando i loro velenucci antibushiani è dunque identica a quella che ai tempi della Guerra Fredda portò tanti «intellòs» americani a civettare spensieratamente con un comunismo di cui non sapevano un tubo, e a idoleggiare dei regimi in cui tipi capricciosi e viziosetti come loro, finivano di solito alla Lubianka, o in qualche gulag siberiano, o magari in uno di quei manicomi di Stato in cui i compagnucci un po’ inclini al dissenso venivano rinchiusi in base a una scienza psichiatrica che definiva l’insoddisfazione sociale e politica una specifica forma di schizofrenia asintomatica.
Essa è infine del tutto simile allo zelo con cui, subito dopo l’11 settembre, non soltanto Hollywood ma anche Broadway, e quasi tutta l’industria dello spettacolo, nonché un bel pezzo dell’arte, del giornalismo e della cultura universitaria, tornarono a rivelarsi delle agguerritissime scuole di anti-occidentalismo snocciolando inviti a «comprendere» le ragioni del risveglio musulmano, attacchi all’essenza criminale degli States e affettuosissimi elogi per quei paesi islamici in cui tutti loro, per via dei loro costumi, essendovi considerati, se maschi, dei pervertiti, e se femmine delle sgualdrine, finirebbero gli uni impiccati e le altre lapidate...
Ecco spiegato perché questi vagheggini, come un tempo sognarono a lungo che il comunismo li avrebbe un giorno sottratti a quella condizione di perpetua insicurezza che le leggi del mercato impongono anche a loro, così oggi sperano che qualche fede esotica e magari sanguinaria placherà la loro angoscia di narcisi miliardari e tuttavia condannati, come tutte le cose di questo mondo, a imboccare un giorno il viale del tramonto.
guarini.

r@virgilio.it

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