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L’ex pompiere Borisov vince le elezioni in Bulgaria

Il Paese più povero d'Europa, la Bulgaria, dopo le elezioni di due giorni fa ha una nuova guida. Ambiziosa, determinata, sicura. Tutto quello che ci si potrebbe aspettare da una persona che ha studiato da vicino il potere per tanti anni. Prima con l'ex presidente comunista, Todor Zhivkov. Poi, quando il vecchio re Simeone II, tornò a fare il primo ministro nel 2001, al suo fianco. Unico particolare: Boyko Borisov, ora sindaco di Sofia ma candidato premier in pectore, non faceva il ministro o il politico. Era semplicemente, dall'alto della sua cintura nera di karate e del fisico massiccio, la guardia del corpo dei due politici. E ora, dopo che il suo partito, il Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della democrazia, di centrodestra), ha vinto 116 seggi su 240, guiderà non solo la capitale Sofia ma tutto il Paese, assieme ad alcuni alleati minori.
Nemico pubblico numero uno, la corruzione. Proprio cavalcando il tema e promettendo misure drastiche per fermare il fenomeno, il partito di Borisov ha condotto una campagna vittoriosa, che ha messo all'angolo i socialisti, giudicati incapaci di dare una risposta concreta ai problemi economici del Paese. «Ora chi ha rubato dovrebbe essere veramente preoccupato - ha tuonato subito dopo l'elezione l'ex guardia del corpo e pompiere -. Per il semplice motivo che i ladri andranno in prigione». Una posizione decisa, ma nessuno si aspettava niente di meno da un uomo soprannominato Batman per la sua passione per l'azione che gli è valsa, assieme ai comportamenti da macho e al linguaggio da strada, i voti della maggioranza dei 7,6 milioni di bulgari.
E anche se il suo ex datore di lavoro e ora avversario, Simeone II di Bulgaria, ha annunciato il ritiro in seguito a una batosta che ha lasciato il suo Movimento nazionale fuori dal Parlamento con appena il 3 per cento dei voti, per Batman-Borisov non ci sarà certo un cammino in discesa. L'obiettivo numero uno è dimostrare all'Ue che è in grado di fermare lo stillicidio di denaro che la corruzione causa in tutto il Paese e che nel 2007 è costato alla Bulgaria 700 milioni di dollari di fondi comunitari, che sono stati trattenuti a Bruxelles come multa.
Borisov, che è stato anche capo della segreteria del ministero dell'Interno durante il governo socialista (salvo dimettersi per divergenze con il diretto superiore), troverà sicura resistenza in Parlamento dalla formazione che rappresenta la forte minoranza turca in Bulgaria (circa 800mila persone): in passato infatti disse che «chiunque sia turco dovrebbe tornare in Turchia», facendo ricordare a molti le posizioni del comunista Zhivkov, che all'inizio degli anni Ottanta lanciò una massiva "bulgarizzazione". Ma chissà cosa diranno le donne, visto che il futuro premier ha dichiarato anche che «in Bulgaria non esistono lesbiche.

O che se esistono, sono le uniche donne a non aver ancora incontrato Boiko Borisov».

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