Cultura e Spettacoli

L’INTERVISTA CHARLIE RAPINO

Milano Preparatevi perché Charlie Rapino sarà una sorpresa (anche) ad Amici: non le manda a dire, è preparato e pure arrembante e, adesso che è entrato nel corpo docente, porterà la sua competenza trasversale. Dunque, lui è un produttore e discografico nato a Parma ma germogliato a Londra dove, insieme con il bravissimo Marco Sabiu, ha creato i Rapino Brothers, che produssero e mixarono una lista di superstar lunga da qui a lì, dai Take That a Kylie Minogue. E oggi è uno dei consulenti più ricercati in circolazione. Per dire.
Charlie Rapino, come entra nella scuola di Maria De Filippi?
«Da creativo senza creatività. Provo a portare nella scuola un tocco di internazionalità».
Si spieghi meglio.
«Facevo dischi in Italia, poi alla fine degli Ottanta sono andato a Londra. Da discografico alla Decca ho messo sotto contratto Morrisey. Ora ho appena scoperto Gary Go».
Punti di riferimento?
«Quelli musicali sono infiniti. Quelli culturali sono Montanelli e Carmelo Bene. E Pier Paolo Pasolini: il suo Il vangelo secondo Matteo, girato da lui che non era un regista e da attori che non erano attori, è secondo me il miglior film mai fatto».
E la musica come sta?
«La tecnologia ha superato la tecnica, stiamo tornando al talento puro».
Nella catastrofe della discografia, «Amici» contribuisce a dare ancora valore alla musica.
«Se oggi Bob Dylan o Francesco De Gregori avessero diciott’anni andrebbero ad Amici».
Bello, Bob Dylan alla corte di Maria De Filippi.


«Beh, lei ha il cervello di Barbara Walters e la popolarità di Oprah Winfrey e, in più, assomiglia a Blondie».

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