Medicina

L’ortopedico rigenera le cartilagini

La cartilagine è il tessuto che ricopre la superficie delle nostre articolazioni. I condrociti, le cellule che la costituiscono, hanno limitate capacità rigenerative e dopo una lesione traumatica vanno incontro ad alterazioni degenerative che possono essere irreversibili. Questo tessuto è particolarmente adatto a sopportare i carichi ed è ricco di fibre proteiche collagene e di gruppi glucosidici solforati in grado di trattenere liquidi nel suo interno il tutto per ridurre gli attriti articolari. La riparazione di un tessuto cosi specializzato e perenne, cioè non ricostruibile dal nostro organismo, una volta lesionato è stata sempre una sfida per il chirurgo ortopedico che si trova spesso di fronte a lesioni capaci di provocare dolore e impotenza funzionale del ginocchio e nella caviglia in pazienti a volte anche molto giovani e attivi. Ogni lesione a carico della cartilagine articolare, ed in speciale modo nel ginocchio, è considerata come l’inizio di una malattia cronica. Il paziente comincia quindi un percorso lento ma inesorabile che lo porterà ad una progressiva limitazione funzionale dell’arto, fino ad arrivare all’applicazione di una protesi. La ricerca punta sull’impiego delle cellule staminali e su specifiche membrane per stimolarle in modo di favorire la rigenerazione della cartilagine. Una grande sfida per la medicina ortopedica.
«Da circa 2 anni utilizziamo per il trattamento delle lesioni cartilaginee oltre i 2 -3 centimetri di diametro, una metodica one - step con l’utilizzo di membrane condrogeniche, composte da particolari proteine strutturate spazialmente», afferma Sergio Freschi, ortopedico a Piacenza, dove è responsabile del servizio di ortopedia e traumatologia nella casa di cura Piacenza, un centro dove si eseguono annualmente oltre 900 interventi ortopedici all’anno, di cui 550 artroscopici su ginocchio, spalla e anca e 80-90 protesici di ginocchio. «Le membrane, applicate sulla parte scoperta da cartilagine sono in grado di stimolare le cellule staminali totipotenti presenti nel tessuto osseo e formarne uno rigenerato di tipo cartilagineo. Nei casi maggiori preleviamo anche le cellule staminali con una metodica standardizzata per posizionarle alla membrana. Con questo approccio otteniamo un più rapido recupero dell’ articolazione. I nostri risultati sono allineati a quelli di altri centri che utilizzano questa metodica». Il dottor Freschi si è laureato a Parma e dopo la specializzazione ha trascorso lungi periodi formativi a Lione dai professori Walsch e Chambat, due dei più grandi specialisti nell’artroscopia del ginocchio e della spalla ed a New York per la chirurgia del ginocchio protesica. «In Italia – aggiunge Freschi - pur fra tante difficoltà, il livello medio della chirurgia ortopedica e specie di quella artroscopica è alto anche rispetto agli standard europei americani e molti nostri ortopedici sono oggi ascoltati a livello internazionale. Risalgono a 20 anni or sono i primi metodi di ricostruzione biologica con le culture di cellule di condrociti (cellule producenti la cartilagine) che venivano prelevate con asportazione di una piccola superficie di tessuto cartilagineo dalla articolazione danneggiata del soggetto , moltiplicate su terreni di cultura specifici e poi iniettate nelle aree scoperte da cartilagine in forma liquida mantenute in situ con membrane biologiche di periostio autologo (del soggetto). Un passo in avanti è stata l’introduzione di supporti bioingenierizzati (scaffold), particolari strutture solide tridimensionali in vari materiali riassorbibili in grado di accogliere le cellule condrocitarie di più facile applicabilità alla zona danneggiata. Queste tecniche hanno dato buoni risultati ma richiedono due interventi con lunghi tempi tecnici».
La patologia della spalla e della cuffia dei rotatori e della instabilità è trattata quasi sempre artroscopicamente con migliori risultati sui tempi di recupero e sul dolore post operatorio. Nuove metodiche ampliano le opportunità di cura e consentono interventi anche su patologie femoro aceta bolari che se non trattate portano ad una precoce artrosi dell’anca. Al trattamento chirurgico sulla cartilagine del ginocchio dovrà essere seguito un periodo di scarico dell’arto per consentire la guarigione della parte trattata.

Il successo dell’intervento sarà in gran parte frutto della collaborazione del paziente e del suo impegno nel dedicarsi assiduamente al programma riabilitativo.

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