L'ammiraglio Straulino, leggenda della vela tricolore

Nato in un’isoletta dalmata, eroe di guerra, quasi cieco dopo un incidente, perse un oro olimpico per un disalberamento e - raccontava - per una squalifica “politica”. Nel ’52 vinse un alloro straordinario nella classe Star (la Fiv ha aspettato 48 anni per il bis). Da comandante della Vespucci ha firmato manovre impossibili nei porti europei

L'ammiraglio Straulino, leggenda della vela tricolore

Dopo di lui la vela azzurra ha dovuto aspettare 48 anni per vincere un altro oro. Nel windsurf, con Alessandra Sensini, che da sola ha portato a casa quasi la metà - l'altra metà - del medagliere azzurro. Ma quello di Agostino Straulino resta un nome ineguagliabile nella vela italiana che - nonostante una grande tradizione di navigatori - vanta un bottino non generosissimo quanto a vittorie olimpiche. Ed è un nome leggendario, per le imprese marinare oltre che agonistiche, quello di Straulino. Timoniere e poi comandante della Amerigo Vespucci, la nave scuola gioiello della Marina.

Straulino era nato a Lussinpíccolo, a Lussino, un'isola istriana di grandi uomini di mare. Allora italiana, poi yugoslava e oggi croata. La leggenda vuole che si recasse a scuola con una piccola barca a vela che gli aveva regalato il padre, capitano di lungo corso. Nel 1934 entrò all'Accademia Navale di Livorno come ufficiale di complemento. Lì ebbe l'occasione di provare una "Star", la regina delle classi olimpiche. Ed è al timone di una "stella" che a Kiel nel 1938 vinse il Campionato europeo, il primo di una lunga serie di trionfi.

Durante la guerra fece parte dei corpi d'assalto Gamma. E fu decorato per aver condotto con successo azioni contro naviglio mercantile inglese nella rada di Gibilterra. Nel dopoguerra guerra, impegnato nello sminamento dei porti, a causa di un incidente rischiò di perdere completamente la vista. La perdette in parte, compensando l'handicap visivo con una sensibilità fuori dal comune per il vento e la barca. Si racconta che si allenasse di notte per affinarla.

Nel '48 tornò alle regate, e in quell'anno a Torquai perse l'oro olimpico solo per un disalberamento a cento metri dall'arrivo dell'ultima prova, oltre che per una squalifica - che lui sosteneva gli fosse stata inflitta per motivi politici dai giudici inglesi. Si consolò con otto europei consecutivi dal 1949 al 1956, due mondiali nel 1952 e '53, e dieci titoli italiani in 11 anni. Il suo anno d'oro fu il 1952. A Helsinki vinse il suo oro - il secondo italiano dopo quello della classe "8 metri" del '36. Nel '56 conquistò un argento, a Melbourne, e un altro mondiale. Si separò dal suo prodiere, il compaesano Nico Rode, e a Napoli 1960 arrivò quarto col partenopeo Carlo Rolandi - che poi sarebbe diventato presidente della Fiv.

Nel 1965 Straulino assume il comando dell'Amerigo Vespucci, e qui iniziò la sua seconda vita, quella da ammiraglio. "Gli inglesi - scrisse Paolo Venanzangeli - ancora raccontano di quando risalì a vele spiegate il Tamigi, fino a Londra". Ma la manovra più nota è certamente l'uscita a vela dal porto di Taranto, con pochi metri a disposizione sui due lati dello scafo. Una manovra pazzesca che ricordava ogni volta con enfasi e commozione. "Una manovra - ha raccontato Venanzangeli - che, a quanto si dice, fruttò al Comandante due lettere dell'ammiragliato, una di encomio, per la splendida manovra, a cui aveva assistito attonita tutta la città ed una che annunciava dieci giorni di arresti, per aver infranto il regolamento". Andò in pensione da contrammiraglio, e nel 1988 partecipò alla sua ultima regata.

Ovviamente vincendola.

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