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«L'anoressia resta una piaga ma l'idea del bello è cambiata»

«Ho avuto in terapia diverse modelle che soffrivano di anoressia. E per tanti anni. I canoni occidentali imperavano. Ed erano quelli della bellezza uguale magrezza, mancanza di forme. Parametri stabiliti dal commercio e dalla vendita nei quali la donna-indossatrice si identificava e ai quali doveva aderire pena l'essere rispedita a casa perché non otteneva il lavoro per questa o per quella campagna pubblicitaria».

Giuseppe Chiarenza, neuropsichiatra infantile e presidente dell'Organizzazione mondiale di psicofisiologia ci parla di com'è cambiato e si sono evoluti i casi di anoressia e, in relazioni ad essi, anche l'approccio medico.

I casi di anoressia ci sono sempre...

«Sì, numericamente non credo sia cambiato granché. Anche se i canoni di bellezza orientali, in particolare quelli musulmani, sono differenti sia per gli uomini che per le donne e hanno avuto la forza d'imporsi anche nel mondo occidentale della moda. In molti Paesi islamici, dai quali provengono ora diverse modelle, l'essere troppo magri è un sintomo di povertà. Difficile, quindi, che una donna - partita da quella cultura di base e perciò proveniente da una famiglia evoluta (e probabilmente abbiente) al punto di permetterle di fare la mannequin di professione - sia magrissima».

È il caso di Gigi Hadid (20enne californiana dal volto angelico e il fisico mozzafiato, figlia di un imprenditore palestinese, ndr), accusata sui social di non essere adatta, perché troppo formosa (misure: 86-65-88) alle passerelle, sulle quali sfila invece con enorme successo. Al punto che ha partecipato anche al calendario Pirelli.

«Esatto. Per fortuna anche certi miti sbagliati - in passato veri e propri punti di partenza delle cure contro l'anoressia - sono stati definitivamente messi da parte».

A cosa allude?

«Si pensava che l'anoressia dipendesse principalmente da una cattiva relazione con i genitori, soprattutto con la madre, perché l'esordio si manifestava in età adolescenziale. Si era convinti che fosse un rifiuto del corpo femminile alla crescita e quindi la malattia si affrontava prevalentemente con una terapia di tipo famigliare o a indirizzo psicoanalitico».

Invece adesso? Come si cura l'anoressia?

«Ora si sa che è legata a un'alterata percezione della propria immagine corporea: nella corteccia somatosensoriale si crea un'immagine distorta dl proprio corpo. Secondo uno studio piuttosto recente le giovani donne malate hanno in queste aree celebrali un'attività elettrica differente da quelle di altre ragazze. Così c'è una nuova terapia di grande successo che si chiama neurofeedback e va ad analizzare la mappa cerebrale quindi a normalizzare questa attività elettrica».

PaFu

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