Stile

L'Art Déco di Cartier da sempre icona di stile

Nel 1904 Alberto Santos-Dumont e Louis Cartier disegnarono il futuro dell'orologio... da mettere al polso

Fabrizio Rinversi

Alberto Santos-Dumont, ricco pioniere dell'aviazione brasiliano, teneva moltissimo alle sue origini francesi (i nonni paterni) e lo stesso padre Henrique si laureò in ingegneria a Parigi. Progettò e pilotò a partire dal 1898, ben quattordici dirigibili gonfiati ad idrogeno e con motore di propulsione a benzina. Gli ultimi presentavano delle ali e serbatoi a gas, così che alla versione numero 14, abbinò il 14-bis, il suo primo aereo. Il 12 novembre del 1906, nel contesto del Premio Aeroclub di Francia sfidò Blériot proprio con il 14-bis e, al quarto tentativo decollò, coprendo una distanza in aria di 220 metri in 21 secondi: un'impresa che lo iscrisse di diritto tra i padri dell'aeroplano. Fu, comunque, nel 1904 che, al fine di leggere facilmente l'ora senza abbandonare i comandi di uno dei suoi dirigibili, Santos-Dumont chiese all'amico Louis Cartier di realizzare un orologio da polso.

La cultura orale tramandata all'interno della Maison vuole che fosse abbastanza simile al modello commercializzato nel 1911, con il nome celebrativo di Santos. Una supposizione probabile che fa di quell'orologio la prima espressione Art Déco di Cartier: cassa quadrata, i cui angoli arrotondati si prolungano a sagomare il morbido contorno esterno delle anse, per rendere più fluida possibile la linea di congiunzione strutturale verso il cinturino, quadrante carré con i lati che aspirano all'ortogonalità per separarsene solo all'ultimo istante. Un tratto questo seguito anche dalla caratteristica lunetta, fissata alla carrure da 8 piccole viti e completato da una corona perlée con zaffiro cabochon. Tale insieme è stato ripreso quest'anno, sul nuovo Santos-Dumont, declinato su due misure - in oro rosa, oro rosa e acciaio, o acciaio, quadrante argenté, numeri romani radiali serigrafati neri e lancette a gladio azzurrate. Per incrementare l'ergonomia al polso e contenere lo spessore, la Maison parigina ha optato per un movimento al quarzo ad alta efficienza con un'autonomia di circa 6 anni, due volte più lunga di quella dei calibri tradizionali.

L'aspirazione alla forma geometrica come emanazione di un ordine razionale di chiarezza e di limpidezza teorica, esplosa nei primi trent'anni del XX secolo, trova una felice attualizzazione anche nel Santos de Cartier Cronografo, dalla sinuosa carrure a sfaccio lucido, realizzato in oro rosa, oro giallo e acciaio e acciaio con lunetta in acciaio ADLC animato dal calibro automatico di manifattura 1904-CH MC (35 rubini, 48 ore di riserva di carica, regolazione a vite eccentrica), smistamento crono via ruota a colonne e innesto verticale, martello lineare di azzeramento, modificato nella funzionalità operativa, con lo spostamento del pulsante trapezoidale start/stop al 9 e del reset direttamente sulla corona al 3.

Con quadrante argenté a doppia satinatura, il modello dispone di cinturino in acciaio, alligatore o caucciù, intercambiabile grazie al dispositivo brevettato invisibile QuickSwitch.

Il Santos si rinnova, ma non si distacca mai dalla sua ragion d'essere, pensata da Louis Cartier 115 anni or sono.

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