Cinema

L'attore che salì per caso sul palco e non scese più

Era un impiegato ma sostituì un amico. Iniziò così la carriera a teatro e al cinema

L'attore che salì per caso sul palco e non scese più

Grande attore per caso. Perché Ivano Marescotti, scomparso ieri, all'età di 77 anni, all'ospedale civile di Ravenna, dove era ricoverato a causa di una grave malattia, era un grandissimo caratterista, nel senso più nobile che si può dare, nel cinema, a questa importante figura. Che non era da meno anche da protagonista, come nel bellissimo Bar Giuseppe, diretto da Giulio Base o in Strane Storie di Sandro Baldoni. Per certi versi, era lo Stanley Tucci italiano, anzi romagnolo, ricordando il suo grande sforzo culturale nel nobilitare questo dialetto, affiancando, anzi riscrivendo, autori come Dante nel suo Dante, un patàca o nel Bagnacavàl ispirato all'Orlando Furioso. Per dire, lo scorso anno si era sposato nella nativa Villanova di Bagnacavallo, con Erika Leonelli, sua ex allieva di 27 anni più giovane, con una cerimonia celebrata nella più antica forma dialettale romagnola.

Si diceva della casualità. Nato nel 1946, fino a 35 anni aveva fatto tutt'altro. Dopo il liceo artistico si era iscritto ad Architettura, venendo assunto, nel frattempo, dal Comune di Ravenna come impiegato nell'ufficio di Urbanistica per occuparsi del piano regolatore. Nel 1981, un amico, Maurizio Roversi, gli propone di sostituirlo in uno spettacolo, pur senza esperienza. A differenza del personaggio di Checco Zalone in Quo Vado?, lui lascia il posto fisso, licenziandosi, per lanciarsi in questa avventura senza la certezza di un domani. E per lui, il teatro diventa una grande palestra, non solo di vita, ma professionale, considerando con chi si è trovato a confrontarsi. A cominciare dalla sua partecipazione a Il genio, diretto dal grande Giorgio Albertazzi, che lo vuole in una tournée di 5 mesi. In un momento, tra l'altro, critico della vita di Marescotti, mentre mangiava panini e dormiva in un sacco a pelo, quasi ridotto a fare il barbone, come ha confessato in una intervista. Ha recitato, a teatro, anche nel Woyzeck di Mario Martone, in vari spettacoli per la regia di Leo De Bernardinis, nell'Amleto portato in scena da Carlo Cecchi o in Vizio di famiglia, sotto la guida di Giampiero Solari. E l'elenco è lunghissimo, perché la grandezza di cui sopra non si improvvisa, ma è grazie al teatro che conta che uno fa la differenza poi anche sul grande schermo.

E al cinema, ma anche in televisione, la sua carriera è stata straordinaria, fatta da almeno 130 titoli, tra tv (come in Don Matteo) e settima arte. E non solo in Italia dove è stato diretto, tra gli altri, da Soldini, Luchetti, Chiesa, Risi, Avati, Mazzacurati, Muccino, Parenti, perché Ivano Marescotti è uno dei pochi attori che potevamo esportare anche all'estero. Aveva fatto parte di cast internazionali come Il talento di Mr Ripley di Anthony Minghella, Hannibal di Ridley Scott e King Arthur di Antoine Fuqua. Si diceva di Checco Zalone. Che poi uno ha un simile curriculum, come vantava Marescotti, ma, magari, al grande pubblico, rimane immortale per la sua parte del leghista Mauro Mantegazza che butta via le orecchiette a Zalone in Cado dalle Nubi, o del colonnello dei Carabinieri Gismondo Mazzini alle prese con l'aspirante guardia del corpo Checco in Che bella giornata. Eppure, aveva recitato in film importanti e altrettanto famosi come quelli di Benigni, Johnny Stecchino, Il Mostro e con Aldo Giovanni e Giacomo in La leggenda di Al John e Jack. Pazzesco che abbia avuto un solo Nastro d'argento per l'interpretazione nel cortometraggio «Assicurazione sulla vita», anno 2004. Nella vita di Marescotti c'era un grande peso sul cuore. La morte del figlio Mattia, scomparso a 44 anni per un tumore. Nel 2014, aveva tentato anche la carriera politica nelle Europee, con la Listra Tsipras. Con tanto di polemica annessa. La Rai, infatti, aveva deciso di tagliare, nella fiction Una buona stagione, le scene in cui compariva Marescotti, per la par condicio, scatenando le ire dell'attore, con tanto di causa. Lo scorso anno, a febbraio, in un post su Facebook aveva dato il suo addio alle scene. Voleva dedicarsi esclusivamente al Teatro Accademia Marescotti, la sua scuola di teatro, con sede a Ravenna.

Perché quella è la palestra per diventare un grande attore, come lo è stato Ivano Marescotti.

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