Mondo

L'ex Ddr si spopola e vede Mosca nel futuro

Crisi demografica ed economica spingono i leader orientali a riattivare le relazioni

L'ex Ddr si spopola e vede Mosca nel futuro

«Dobbiamo smantellare queste sanzioni. Spero vivamente che entrambe le parti si avvicinino l'una all'altra». Dalla Germania è giunto un appello insperato a un netto miglioramento delle relazioni fra l'Occidente e la Russia. Un po' a sorpresa a guardare con simpatia verso il Cremlino è stato il presidente del Libero Stato di Sassonia, Michael Kretschmer. Classe 1976, una vita nella Cdu di Angela Merkel, con le sue parole il Ministerpräsident ha scatenato un putiferio. «Per fortuna la politica estera non viene decisa dai presidenti dei Länder», ha protestato l'anima europeista del partito, Elmar Brok. Kretschmer ha molto infastidito anche la delfina di Merkel e leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer che nelle stesse ore faceva professione di fede atlantica alla German American Conference di Berlino. Perché allora Kretschmer, ritratto a inizio giugno all'International Economic Forum di San Pietroburgo accanto al presidente russo Vladimir Putin, ha dichiarato il suo amore per Mosca, subito sostenuto dagli altri governatori dell'est? Perché alle elezioni in Sassonia a settembre Kretschmer spera di non essere travolto dalla destra di AfD e perché sa dove il batte il cuore dei (pochi) cittadini tedeschi che vivono nei nuovi Länder, eufemismo tedesco con si indicano le regioni dell'ex DDR.

Nel 2018 l'Istat tedesco ha pubblicato una serie di dati secondo cui le differenze nello sviluppo socio-economico fra l'est e il resto della Repubblica federale stanno diminuendo. Il processo però è lentissimo e un nuovo studio pubblicato dalla sezione di Dresda dell'Istituto Ifo di Monaco di Baviera spiega che il gap è destinato a riallargarsi. La ragione è la demografia e i numeri diffusi dall'Ifo fanno impressione. Oggi la popolazione nei cinque Länder orientali tedeschi è allo stesso livello di 144 anni fa. Era il 1905, Bismarck non era più cancelliere dal 1900 e il kaiser Guglielmo II consolidava la politica coloniale del «posto al sole» in Africa. Nel 2019, nel 14mo anno di governo di Angela Merkel, i tedeschi dell'est gli Ossi sono 13,6 milioni. Nel 1948 erano 19 milioni. Nello stesso periodo, all'ovest la popolazione è più che raddoppiata, passando da 32,6 milioni del 1905 ai 68,3 milioni attesi dai demografi alla fine di quest'anno. «Se Lipsia e Dresda avessero avuto lo stesso sviluppo dell'ovest, oggi conterebbero ciascuna oltre un milione di abitanti, contro gli attuali 550mila», ha scritto l'economista Felix Rösel dell'Ifo. Insomma, messe una accanto all'altro le due parti della Germania «si stanno allontanando quasi senza alcun controllo. Si tratta di un aspetto trascurato che richiede invece una particolare considerazione politica», ha sottolineato Rösel nel suo studio.

I tedeschi dell'est sono scappati in massa all'ovest prima, durante e dopo la divisione della Germania in due lungo la cortina di ferro: fra il 1949 e il 1961, l'anno in cui è stato costruito il Muro di Berlino, si stima che le partenze senza ritorno abbiano toccato quota 3,5 milioni, in larghissima maggioranza giovani e giovanissimi. Con la riunificazione altri due milioni di Ossi si sono trasferiti all'ovest in cerca di miglior fortuna. Nel frattempo la situazione economica nei nuovi Länder è migliorata. «Il Pil pro capite medio all'est è passato dal 35% di quello dell'ovest nel 1991, al 70% nel 2018; la produttività per unità di lavoro è salita all'80%, e il reddito disponibile all'84%», ha spiegato al Giornale l'economista dell'Ifo Joachim Ragnitz. «Ma lo sviluppo nei nuovi Länder è grandemente dipeso dai trasferimenti dall'ovest», i cui contribuenti oggi non hanno però più voglia di tassarsi per i fratelli poveri dell'est. Al contrario, i partiti discutono solo della velocità con cui abolire la tassa di solidarietà istituita nel 1991.

Il calo dei trasferimenti assieme a quello della popolazione sembrano condannare la Germania est a una decrescita inappellabile. «A partire dal 2035, il calo della popolazione sarà tale che nessun aumento della produttività potrà compensarlo». Un rimedio ci sarebbe ma è oggi politicamente impraticabile: aumentare l'immigrazione extracomunitaria. D'altro canto, argomenta Ragnitz, dall'ovest non si muove nessuno e anche l'immigrazione dall'Ue verso quei Länder è limitata. L'economista prescrive però prima l'aumento dei salari e il miglioramento delle infrastrutture per fare crescere l'attrattiva della regione. «Senza dimenticare che le aziende dell'est devono essere aiutate a impiegare più stranieri».

Oggi quelle aziende scelgono invece AfD e la xenofobia, il che spiega le aperture di Kretschmer a Putin. Secondo i governatori dell'est, le sanzioni anti-russe non hanno migliorato la situazione in Ucraina, peggiorando invece quella delle imprese dei nuovi Länder. Volente o nolente, per 50 anni l'est tedesco ha parlato, letto, visto film e spettacoli teatrali in russo: la stessa Merkel, nata ad Amburgo ma cresciuta all'est, non ha bisogno di interprete quando incontra Putin. Per decenni i comuni e le università dell'est hanno costruito gemellaggi e invitato i propri studenti a visitare la Russia: di conseguenza, i contatti con l'ingombrante vicino orientale erano forse l'unico vantaggio competitivo delle aziende Ossi su quelle Wessi. Vantaggio che le sanzioni hanno azzerato, aggravando la crisi economica e la fuga verso Monaco, Francoforte e Colonia. Criticata all'ovest, all'est la posizione di Kretschmer è ampiamente condivisa. Anche secondo la governatrice socialdemocratica del Meclemburgo-Pomerania anteriore, Manuela Schwesig, quando si parla di Russia non si può vedere tutto bianco o tutto nero mentre occorre rilanciare le relazioni, soprattutto quelle «economiche e del commercio marittimo bilaterale».

In Meclemburgo, il Land più povero di tutto l'est, il calo della popolazione fra il 1991 e il 2018 è stato del 15,6 per cento.

Commenti