Cultura e Spettacoli

Un libro-intervista svela (quasi) tutti i misteri di Sabrina, la donna del boss

Si chiama «Segreto criminale» il colloquio-verità tra la giornalista Raffaella Notariale e Sabrina Minardi, l'amante di Renatino De Pedis, capo della banda della Magliana. Sullo sfondo tante oscure vicende italiane, a partire dalla scomparsa di Emanuela Orlandi

A quasi trent'anni di distanza avvince ancora la vicenda di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma nel 1983 in una vicenda piena di misteri ma certamente più grande di lei. Ne è dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, il successo del libro «Segreto criminale» (Newton Compton, 336 pagine, 12,90 euro), scritto dalla giornalista Raffaella Notariale e da Sabrina Minardi, una donna attorno alla quale ruotano molti dei misteri italiani degli ultimi decenni. Donna bellissima, oggi cinquantenne, dapprima sposata con il calciatore Bruno Giordano, idolo della tifoseria laziale tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta e poi a nel Napoli di Maradona, poi compagna di Enrico De Pedis detto Renatino, boss della Banda della Magliana, l'organizzazione criminale che spadroneggiava nella Roma degli anni Settanta e Ottanta, morto in agguato il 2 febbraio 1990 e tuttora seppellito, con uno dei corti circuiti di cui è piena la recente storia italiana, nella basilica vaticana di Sant'Apollinare.
«La donna protagonista di questo libro - dice Notariale - è una delle poche persone a conoscere alcuni dei più importanti segreti della storia di questo Paese. È l'unica disposta a raccontarli. È stata per dieci anni la bellissima amante di un criminale potente che l'aveva messa su un piedistallo, che era pazzamente attratto da lei e che solo a lei diceva cose che non poteva dire a nessuno. Quest'uomo, Enrico De Pedis, pur essendosi macchiato di innumerevoli delitti, è stato sepolto, incredibilmente, in una basilica vaticana, tra monsignori e cardinali, con il benestare del Vicario del Papa. Che cosa c'è dietro questo gigantesco enigma? Il caso di Emanuela Orlandi ne fa parte? Il puzzle ha cominciato a prendere forma quando sono entrata in confidenza con Sabrina Minardi anni prima che la polizia e la magistratura arrivassero a capire la sua importanza. Un'importanza oggettiva che l'ha portata oggi a essere definita proprio dagli inquirenti una fondamentale supertestimone dei segreti dei Testaccini, della banda della Magliana e dei poteri a essi collegati. Questa donna è stata intervistata esclusivamente da me. Non ha mai parlato con nessun altro giornalista e oggi è ritenuta una teste fondamentale nell'inchiesta sul mistero della scomparsa della Orlandi».
La vita di Sabrina, a cui è ispirato il personaggio di patrizia nella serie televisiva «Romanzo Criminale», a sua volta ispirata all'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo, è un vero romanzo, più o meno «criminale». Dopo aver assistito, nel corso della sua relazione con De Pedis, a traffici di droga, di soldi, di relazioni pericolose con piani altissimi del potere, negli anni Novanta arrivarono i guai con la giustizia: fu coinvolta in un'indagine su un giro di prostituzione. Il suo nome è tornato alla ribalta nel 2008, quando assistendo a una puntata di «Chi l'ha visto?» nella quale un pentito della Magliana, Antonio Mancini, forniva alcuni dettagli inediti sul rapimento di Emanuela Orlandi a Sabrina venne voglia di raccontare la sua versione dei fatti. Cosa che fece diventando supertestimone della Procura di Roma. Ma la voglia di aprirsi alla soglia del mezzo secolo di vita non finì qui. La donna decise di contattare la giornalista Notariale, che aveva conosciuto nel 2006, e le propose di scrivere insieme un libro-intervista. «Ora mi sa che è venuto il momento - spiegò la Minardi alla giornalista -. Non ho più niente da perdere, ormai è fatta, il segreto della Orlandi non è più un segreto e io sono sola, malandata, ho bisogno di un progetto».

Ed ecco un racconto febbrile, appassionato, che non chiarisce tutti i misteri a cui allude, né lo vuole, ma risulta un irresistibile affresco di un'epoca con cui ancora siamo costretti a fare i conti.

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