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«L'idea di Ambizione Italia: l'intelligenza artificiale per dare competenze e lavoro»

Ambizione Italia, che diamine. L'inciso ovviamente non è Microsoft, l'azienda che investe 100 milioni di euro (sì, 100) per alimentare i sogni di chi cerca lavoro o che si vuole riqualificare. Ma è chiaro che, visto quel che c'è in ballo, è praticamente sottointeso. «Ambizione Italia» insomma è una piattaforma aperta per ora a partner come Adecco, LinkedIn, Invitalia, Cariplo Factory e Fondazione Mondo Digitale. L'obbiettivo è coinvolgere 2 milioni di giovani, studenti, lavoratori e NEET (l'acronimo che indica chi studiano, né lavorano, né lo cercano) entro il 2020, formando oltre 500.000 persone e certificando 50.000 professionisti. Il tutto utilizzando l'intelligenza artificiale. Si puo? Barbara Cominelli, Direttore Marketing&Operations di Microsoft, è convinta di sì (che diamine!): «Su questa tecnologia in Italia c'è un grandissimo interesse. Le aziende ne capiscono le opportunità, però solo il 15 per cento di loro sta facendo progetti al riguardo. In Europa, per dire, il numero è il doppio».

Come ribaltare questo dato?

«Il grande tema sono le competenze: vogliamo formare figure professionali. E non da soli».

Da dove si comincia?

«Dalla scuola. Sì, è vero: dai presidi agli insegnanti c'è da abbattere un muro di diffidenza. Ma nei ragazzi c'è ricettività: da lì arriveremo ai professori. Non vogliamo creare insegnanti esperti, ma insegnanti che sappiano usare la tecnologia».

Secondo muro: il problema disoccupazione.

«È lì che vogliamo colpire: per esempio il progetto di Adecco punta a una fascia di persone che non hanno un profilo perfetto ma che possono imparare a riqualificarsi».

Ma di lavoro ce n'è?

«Guardi: nell'IT da qui al 2020 ci sarà bisogno di 135mila occupati, col rischio che restino posti vuoti per mancanza di requisiti. In giro ci sono persone di valore, bisogna far fare loro il pezzetto in più. Che lavorino o no, che siano o meno nel campo del tech».

Qui dove il 70% dei centri dell'impiego non ha wifi.

«Siamo pronti a dare una mano per migliorare le strutture e dalla PA io vedo una grande apertura. Pubblico e privato devono e possono lavorare insieme. Noi siamo un'azienda che fa business, ma la nostra anima è essere utili alla società. In questa idea non ci guadagniamo nulla e ai partner chiediamo progetti, non soldi. Chiediamo la loro specificità».

Resta un problema: sull'intelligenza artificiale c'è ancora diffidenza.

«Perfino da Seattle ci dicono che qui da noi siamo avantissimo al riguardo. A noi piace parlare di intelligenza aumentata, di per elaborare dati per dare una risposta ai problemi».

I rischi restano.

«Certo. Vogliamo un dibattito sull'etica: il nostro presidente Brad Smith ha richiamato l'attenzione per esempio sul riconoscimento facciale. Non possiamo autoregolarci: ci vuole una policy, come nel caso della Gdpr. Noi non possiamo decidere noi come usare la tecnologia. Pensi se l'intelligenza artificiale finisse in mano a un governo non democratrico...».

Per cui?

«Le istituzioni si muovano. Noi vogliamo fomentare il dibattito, facciamo appello ad aziende e PA perché credano in Ambizione Italia, pensando che arriveremo a coinvolgere 2 milioni di persone. Che sono tanti, ma per noi sono solo due milioni...

». MLomb

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