L'incompletezza di Kurt Gödel è anche quella delle nostre vite

Biografia, memoir, saggio, romanzo di formazione su come riannodare fili interrotti

L'incompletezza di Kurt Gödel è anche quella delle nostre vite
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Biografia, memoir, saggio, romanzo di formazione su come riannodare fili interrotti. Si esce dall'opera-fiume di Deborah Gambetta come storditi e di certo incapaci di definirla. Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie, pagg. 624, euro 20) è il racconto dell'incontro dell'autrice con la tormentata esistenza e il pensiero del «più grande logico dai tempi di Aristotele», autore di alcuni dei teoremi fondamentali del Novecento, che nel 1978 si lasciò morire, a 71 anni, di inedia. Ci sono parti squisitamente matematiche nel volume: Gambetta avvisa che si possono saltare e, per chi è più ligio (ma non altrettanto ferrato sulla materia), confeziona sommari con formule for dummies, senza perdere il filo (e il gusto) del discorso. Seguiamo fin dalla nascita il piccolo Der Herr Warum, il Signor Perché, come veniva chiamato Gödel per quell'ostinazione ad andare a fondo delle cose che tutti i bambini hanno, ma lui di più. Nato a Brno nel 1908, famiglia agiata, studi all'Università di Vienna, frequenta il Circolo della città, è incuriosito dalla parapsicologia, ossessionato dalla logica. Alterna la permanenza nella capitale austriaca a periodi di lavoro accademico negli Stati Uniti, dove si trasferirà definitivamente nel '48: «Se avesse potuto avrebbe parlato solo per formule matematiche, perché la parola, la lingua naturale, per quanto ci si sforzi tende a sfuggire, a divincolarsi». La dimostrazione matematica elimina la soggettività, l'inganno, il punto di vista: si può sbagliare una teoria intera ecco il paradosso che a metà del libro Gambetta ci para innanzi ma non la sua dimostrazione. La logica è Logos, Verbo, Verità. Gödel sposa Adele, separata, di 6 anni più grande, figlia di un fotografo squattrinato, cattolica. Lei concreta, lui astratto, lei stregata dalla beautiful mind di lui, lui rincuorato dall'accudimento di lei. Un'alchimia perfetta, ma incapace di sedare le nevrosi del matematico: Gödel mangia pochissimo, tormentato dall'idea di essere avvelenato. Il delirio paranoico, unito alla paura di non aver capito abbastanza del mondo, lo consuma.

Raccontando la travagliata genesi del volume, in un periodo slabbrato da una relazione tossica, Deborah

Gambetta ci rende testimoni della sua iniziazione al magico mondo della logica: Gödel non è riuscito a salvare sé stesso, ma ha offerto all'autrice la vertigine di un altro senso possibile verso cui indirizzare l'esistenza.

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