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Londra, anche i non musulmani ora si affidano alla sharia

Sempre più inglesi si rivolgono alle Corti islamiche per dirimere controversie commerciali o civili. Ed è subito polemica

«La sharia arriverà a Downing Street», pronosticava davanti a un centinaio di giovani musulmani l'imam Choudary, uno dei più radicali predicatori del Regno Unito. La sua previsione rischia ora di trasformarsi in realtà. Non solo il numero delle corti che applicano la legge islamica - a porte chiuse e senza garantire accesso a osservatori indipendenti - secondo il think thank Civitas ha raggiunto quota 85 e ha già toccato tredici città britanniche. Ora anche chi non segue la fede islamica preferisce rivolgersi ai «tribunali della sharia», quelli legali, per ottenere giustizia nell'Inghilterra del multiculturalismo e insieme delle stragi islamiche. Il Muslim Arbitration Tribunal (Mat) - istituito nel '96 in base all'Arbitration Act e al qualche fanno capo le cinque corti di Londra, Manchester, Bradford, Birmingham e Nuneaton - ha fatto sapere che il 5 per cento dei casi risolti riguarda cittadini non musulmani. «Al contrario dei tribunali britannici, qui si dà più peso agli accordi verbali», ha riferito al Times un portavoce del Mat. I sudditi di Sua Maestà si affidano insomma alle corti islamiche per avere giustizia in tempi brevi e sfruttare un sistema meno macchinoso e più informale di quello britannico. Lo stesso che il mese scorso ha garantito a un cittadino di fede non islamica 48mila sterline per aver provato l'esistenza di un accordo con il suo compagno d'affari musulmano, che quest'ultimo non ha rispetatto.
Sono in tutto una ventina i casi risolti finora, ma il numero è stato sufficiente a far trasalire le associazioni per i diritti delle donne e i puristi del diritto, che da tempo contestano l'introduzione di un sistema giudiziario parallelo e della legge islamica come cavallo di Troia nella democrazia inglese.
Eppure le corti della sharia sono da tempo una realtà. Nonostante il loro promotore, lo sceicco Suhaib Hasan, professi l'utilità del taglio della mano e della lapidazione - che «renderebbero la Gran Bretagna un luogo più sicuro» - i tribunali operano nel Regno Unito come collegi arbitrali, le cui sentenze hanno valore legale se così è stabilito dalle parti a inizio udienza.
Eppure i rischi sono numerosi. Le corti islamiche decidono spesso su controversie matrimoniali e la procedura adottata dagli «arbitri» della sharia è di frequente sfavorevole alla donna, con lungaggini nel caso di richiesta di separazione da parte di lei. Se per il marito è sufficiente riferire alla moglie l'intenzione di divorziare, lei deve affrontare un iter macchinoso, invocare buone ragioni - abusi in famiglia per esempio - e la sua parola deve sempre essere verificata.

Infine la preoccupazione principale e più concreta: che le donne siano costrette ad accettare accordi su base apparentemente volontaria, ma di fatto solo frutto di coercizione.

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