Il delitto di Garlasco

Al via l'udienza di Appello: oggi il verdetto per Stasi. Ecco tutti i nuovi tasselli

Il pg Laura Barbaini rimescola le carte e aggiunge nuovi tasselli. Scovata la traccia di un sms. E si torna a puntare sul movente: la passione di Alberto per la pornografia

Al via l'udienza di Appello: oggi il verdetto per Stasi. Ecco tutti i nuovi tasselli

Sembrava una formalità o poco piu', il processo d'appello a Alberto Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi. L'assoluzione con formula piena in primo grado, sorretta da una superperizia e dettagliata minuziosamente dal giudice di Vigevano Stefano Vitelli, lasciava sulla carta poco spazio alle tesi della Procura generale: del castello di indizi che avevano portato a indicare nel fidanzato l'autore del brutale omicidio di Garlasco, non era rimasto in piedi quasi nulla. E la Corte d'assise d'appello di Milano, investita del giudizio di secondo grado, sembrava che non potesse fare altro che prenderne atto.

Invece la Corte d'appello si è trovata di fronte ad un procuratore generale, Laura Barbaini, che ha rimescolato le carte. Ha aggiunto nuovi tasselli. Ha scovato la traccia di un sms che la Procura di Vigevano non aveva trovato. Ed è tornata a puntare con forza sul movente che avrebbe scatenato la furia omicidia di Alberto: la passione del giovane per la pornografia, l'ingombrante mania che inquinava la storia d'amore tra i due fidanzati e la rendeva anomala. E' vero, ha riconosciuto la Barbaini, che nei computer sono stati trovati filmini ed immagini che testimoniano della partecipazione di Chiara ai giochi del sesso virtuale. Ma, secondo l'accusa, l'atteggiamento della ragazza era passato dall'"adesivo riluttante" al rifiuto. E questo ha innescato tensioni devastanti.

A sostegno della sua tesi, la Barbaini ha portato anche gli sviluppi del processo per pedopornografia in corso contro Stasi. Da un esame più accurato dei computer (e non a caso la Barbaini si è tenuta accanto per tutte le udienze un superesperto di perizie informatiche) si è scoperto che i file pornografici detenuti dall'ex bocconiano non sono 14 ma ben 62. E può essere un dato che ha fatto la sua impressione sui giudici popolari, chiamati insieme ai due togati a decidere per la seconda volta la sorte di Stasi.

Certo, continua a mancare la prova decisiva, quella in grado di dimostrare aldilà di ogni ragionevole dubbio la colpevolezza. Ma la Procura non si arrende, e stamattina ha replicato a lungo, con una sorta di requisitoria bis, ribadendo che Stasi deve essere condannato a trent'anni di carcere. Poi l'ultima parola alle difese, infine la giuria si ritirerà in camera di consiglio.

In serata, salvo sorprese, la sentenza.

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