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L'ultima sfida di Terminator: risanare le casse californiane

Emergenza fiscale in California, deficit di 26 miliardi di dollari. La soluzione del governatore Schwarzenegger: al posto dei contanti il governo distribuirà ai creditori "promesse di pagamento"

L'ultima sfida di Terminator: risanare le casse californiane

Terminator è solo, assediato dai nemici e lotta furiosamente per salvare il suo Stato dalla catastrofe. Come in un film, ma è tutto vero. Terminator è il governatore Schwarzenegger e lo Stato è quello della California, un tempo simbolo della prosperità e dell'intraprendenza americana, oggi sull'orlo della bancarotta. Anzi, tecnicamente è già fallita: ha accumulato un deficit da 26 miliardi di dollari, che dal primo luglio non riesce a finanziare. La liquidità a disposizione delle casse non basta più nemmeno a sostenere le spese correnti e il governo è costretto a pagare con le cambiali, anziché in contanti, i fornitori, una parte dei pensionati e addirittura le borse di studio.

Colpa della crisi, che ha fatto precipitare le entrate ed esplodere le uscite; ma anche di una legge bizantina, in base alla quale il bilancio deve essere approvato dal Congresso con una maggioranza di due terzi e siccome nessuno dei due partiti di solito riesce a raggiungere il quorum, ogni anno la capitale Sacramento si trasforma in un suk, con trattative furiose che si concludono la notte del 31 giugno, poche ore prima l'inizio del nuovo anno fiscale.
Ma quest’anno Schwarzenegger ha rifiutato ogni compromesso. La sua è una battaglia ideologica contro tasse troppo elevate e uno stato sociale troppo costoso; ma anche istituzionale per riformare un apparato amministrativo farraginoso e condizionato dai referendum che moltiplicano le spese senza copertura finanziaria. Ha detto no a leggi e leggine e anche all'esercizio provvisorio. E il primo luglio ha deciso di approfittare della crisi per costringere i democratici, in maggioranza al Congresso, ad approvare una riforma radicale non solo del bilancio ma della macchina statale.

«Mai avrei immaginato che l'ultima vittima di Terminator sarebbe stato il popolo californiano», ha ironizzato un deputato democratico. Quella di Schwarzy è una scommessa. Geniale o folle. Solo ai tempi della Grande depressione e, brevemente, all'inizio degli anni Novanta, la California aveva fatto ricorso alle cambiali e a misure estreme come quella di chiudere tutti gli uffici pubblici per tre giorni al mese, mettendo in libertà i dipendenti, con conseguente decurtazione dello stipendio. E se nelle prossime settimane non verrà raggiunto un accordo, lo Stato potrebbe essere costretto a procedere a licenziamenti di massa o a chiudere gli asili e le scuole, a tagliare i servizi agli handicappati e agli indigenti.

La data limite è il 31 agosto: oltre nemmeno le cambiali basterebbero a salvare dal fallimento lo Stato che, in termini di Prodotto interno lordo, equivale all'ottava economia al mondo e che, come osserva l'Economist nel numero in edicola, rischia di essere sorpassato dal Texas dei cow-boy e dei cavalieri che un tempo veniva deriso come ottuso e conservatore. Nessuno avrebbe immaginato che l'immaginifica, avveniristica e creativa California si sarebbe ridotta così.

Schwarzenegger sta facendo il giro delle banche per convincerle a convertire le cambiali in contanti, ma ha ricevuto risposte molto tiepide, nonostante i warrant garantiscano un interesse del 3,75%. Non è un caso che le agenzie di rating abbiano abbassato il livello di affidabilità delle obbligazioni di stato californiane. Gli istituti non si fidano, mentre gli economisti avvertono che la crisi, se non venisse risolta in tempi brevi, potrebbe compromettere le già flebili prospettive di ripresa dell'economia americana e provocare un terremoto sui mercati finanziari, a meno che non sia Obama a salvare Terminator, eventualità che la Casa Bianca nega con forza. Per ora.

Domani, chissà.

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