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Lungo il deserto fino a Gibuti dove il sale vale oro

Il triangolo degli Afar è «una finestra aperta sul mantello terrestre». Furono gli italiani ad issare per primi il tricolore sul lago Assal

Anna Maria Catano

Un pezzo d'Africa si muove, preludio di un oceano nascente. Gibuti, punta estrema del Corno d'Africa, è una delle aree più calde e strategicamente interessanti del globo. Basti sapere che dall'affitto delle basi militari l'ex Somalia francese incassa cento milioni di dollari l'anno. Ci sono tutti: gli americani e il contingente francese, 150 dei nostri militari e perfino i giapponesi. Ufficialmente per contrastare la pirateria.

Ma il Corno d'Africa, espressione coniata dagli inglesi perché la protuberanza che si affaccia sul golfo di Aden ricorda il corno di un rinoceronte, si sta lentamente staccando dal resto del continente.

Così tra dieci milioni di anni la rottura di questa placca tettonica darà vita ad un nuovo oceano e ad una terra nuova. Gli attuali confini politici, in special modo quelli di Gibuti, repubblica indipendente solo dal 1977, sono troppo recenti per essere significativi. E' invece più corretto parlare di Dancalia o di Triangolo degli Afar, macroregione geografica compresa tra l'altopiano etiopico e il mar Rosso, che include 4 Stati. La fascia costiera dell'Eritrea, la minuscola Gibuti, il bassopiano etiopico orientale ed una parte della Somalia. Da un punto di vista naturalistico un laboratorio straordinario, unico al mondo perché qui s'incrociano tre grandi sistemi di fratture. Sotto la superficie della crosta oceanica c'è un mare di magma che è il mantello terrestre. Un inferno in ebollizione. «La Dancalia è l'unico punto del pianeta dove si può osservare in superficie il fenomeno del movimento delle zolle della crosta terrestre, ovvero la teoria della tettonica a placche», spiega Luca Lupi, esperto di vulcani e specialista d'Africa orientale, autore di libri scientifici e divulgativi. «Una finestra aperta sul mantello terrestre che porterà alla nascita di un'isola più grande del Madagascar».

Difficile ipotizzare un luogo più inospitale e crudele. Eppure ve la immaginate Lucy, gentile creatura di 18 anni e 25 kg di peso, guardare eretta la luce del sole? Tre milioni e 200mila anni fa era una Afar (Australopithecus afarensis), progenitrice della razza umana. Proprio tra questi sassi di basalto nero ha preso avvio il processo di ominazione, ovvero l'evoluzione dalla scimmia all'uomo.

Etnia nomade e guerriera, gli Afar subiscono una diaspora simile a quella dei curdi, a cavallo tra tre nazioni: un milione in Etiopia, 250 mila in Eritrea e 180 mila a Gibuti. E contendono questo deserto alle tribù somale Issa: il sogno di una grande «Afaria» sembra destinato a rimanere tale.

Nella capitale, tra baracche e costruzioni circondate da filo spinato, sostano camion sgangherati e container cinesi, capre e cammellieri, la cui priorità è masticare qat. Da pochi mesi ha riaperto la ferrovia Gibuti-Adis Abeba, di proprietà cinese come anche il porto. Sul fronte umanitario l'Italia si è impegnata nella costruzione di un ospedale a Balbalà, voluto negli anni 80 da Guido Bertolaso, dove operano medici italiani. Il resto è deserto. Appena fuori città la legione straniera addestrava i suoi uomini. Mentre lungo le piste sconnesse s'aggirano ancora avventurieri e donne velate come quelli disegnati da Hugo Pratt che immaginava Corto Maltese e il guerriero Cush nella regione dei laghi salati. Anche questi a lungo contesi in epoca coloniale, dopo l'apertura del canale di Suez (1869). «Siamo stati noi italiani i primi ad issare il tricolore sul lago Assal l'11 ottobre del 1890», sottolinea Lupi autore anche della prima mappa geologico escursionistica e di un'imponente opera sulla Dancalia. «L'Italia ha giocato in quegli anni un'intensa e delicata azione diplomatica con il Negus Menelik, futuro imperatore d'Etiopia ed i sultanati dancali».

Tra panorami apocalittici, crateri e geyser l'unica vera risorsa è il sale che i carovanieri raccolgono a mani nude. Anche se per poco ancora. Le compagnie minerarie stanno optando per il ben più redditizio potassio utilizzato dall'industria dei fertilizzanti.

Maurizio Levi, massimo esperto di deserti e di questa parte d'Africa, propone Gibuti da novembre a marzo, 12 giorni, a partire da 3.150 euro. Altra interessante opzione la Dancalia etiopica, 10 giorni, da 3.200 euro.

Info: I Viaggi di Maurizio Levi, tel 02. 34934528, www.viaggilevi.

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