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Il mago dell'800 che costruì lancette sospese nel vuoto

Il famoso prestigiatore era un grande appassionato di orologeria. Sua la famosa Pendule Mystérieuse

Marisa Addomine

Il nome di Houdini evoca la prestidigitazione e l'illusionismo: era il nome d'arte di un famoso mago americano, ricavato sulle orme del nome di un ancor più abile maestro in queste arti. Si riferiva, infatti, al suo precursore Jean-Eugène Robert-Houdin, innovatore e rifondatore della magia spettacolare. Talvolta, in letteratura, i due finiscono per essere confusi.

Probabilmente meno noto è il ruolo di Robert-Houdin nella storia dell'orologeria. Jean-Eugène Robert nacque a Blois, in Francia, il 7 dicembre 1805. Ben presto rivelò un eccezionale talento per l'orologeria ed iniziò molto giovane ad apprenderne tutti i segreti.

Appassionato di tecnica orologiera e avido di conoscenza, nel 1827 chiese di consultare un testo di tecnica del celebre Ferdinand Berthoud: per uno scambio di volumi, gli venne consegnato per errore un testo intitolato «Dictionnaire Encyclopédique des Amusements des Sciences Mathématiques et Physiques», leggendo il quale scoprì il mondo della prestidigitazione.

Poco dopo, sposò Cécile Houdin e decise di mutare il proprio cognome aggiungendovi quello della moglie: diventando quindi, per tutti, Robert-Houdin. Non ancora trentenne, fu autore di brevetti, tra cui quello di una curiosa sveglia-accendino, creatore di automi, esploratore delle possibilità dell'allora nuovissima scienza dell'elettricità.

Fu nel 1837 che presentò all'Esposizione Nazionale dei Prodotti Francesi la sua prima Pendule Mystérieuse: un orologio il cui quadrante, trasparente, indicava le ore tramite una coppia di lancette che sembravano muoversi sospese nel vuoto. A Robert-Houdin dobbiamo quindi l'ideazione, poi realizzata con accorgimenti diversi, ma sempre in qualche modo derivante dal suo prototipo, di quegli orologi domestici, da polso, da tasca che vennero poi comunemente descritti come «misteriosi».

Senza voler approfondire gli aspetti tecnici della loro struttura, si tratta sostanzialmente di un effetto realizzato con una coppia di vetri, in grado di ruotare uno rispetto all'altro, su uno dei quali è fissata la lancetta delle ore e sull'altro quella dei minuti, in modo da risultare otticamente perfettamente coassiali. I vetri vengono fatti ruotare attraverso un sistema che, sul bordo di ognuno di essi, impone tangenzialmente una rotazione pilotata da un movimento d'orologio in cui una parte dei ruotismi è nascosta nella ghiera che fa da cornice al quadrante vero e propri.

Il successo degli automi e dell'orologio del mistero, di cui un rarissimo esemplare è comparso negli scorsi anni sul mercato antiquario, andò di pari passo con quello dei suoi spettacoli di magia bianca, che proseguirono fino al 1854, anno in cui decise di lasciare le scene per dedicarsi alla scienza ed in particolare all'elettricità ed all'oftalmologia.

Iniziò così per il grande mago un periodo di proficua collaborazione con Enti ed Istituti scientifici francesi, che lo vedranno protagonista nell'edizione di importanti opere a stampa e come consulente scientifico del governo.

Jean-Eugène morì nel 1871, poco dopo la scomparsa del figlio Joseph-Prospère.

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