Roma

Marco Presta «scorretto» in palcoscenico

Elisa D’Alto

Dopo aver trovato un personale stile di comicità tra tv e radio, in programmi come Dove osano le quaglie e Il ruggito del coniglio, Marco Presta torna a teatro, dove ha mosso i primi passi a fianco di registi come Ronconi, proponendo, al Vittoria di Testaccio, Scorretto.
È questo il titolo dello spettacolo che ogni lunedì, a partire dal 21 novembre e per le quattro settimane successive, vedrà protagonista in scena, oltre a Presta, anche Chiara Noschese e il musicista Carlo De Bei, in un insolito show che i protagonisti definiscono «a metà tra satira e poesia ma ispirato all’attualità».
I due attori in scena proporranno la lettura di quotidiani e riviste, sketches e monologhi, prendendo spunto da fatti di cronaca dei giorni nostri e dal costume italiano. Unica chiave di lettura: la scorrettezza. «Essere scorretto significa usare la parola come un’arma rivoluzionaria - spiega Marco Presta, autore dello spettacolo insieme con Fabio Toncelli - se lo si fa con intelligenza. La nostra è una comicità che lascia spazio anche alla riflessione».
Insomma, una risata mai fine a se stessa, cosa alla quale Presta e Toncelli hanno abituato il pubblico già dai tempi dei loro programmi radio e tv. E l’esperienza maturata come autori e sceneggiatori non poteva non influire sul loro modo di fare teatro: «Durante lo spettacolo cerchiamo un contatto col pubblico - continua Marco Presta -, un po’ come succede in radio, dove hai a che fare con la gente che telefona, interviene in diretta per esprimersi».
Scorretto si basa su un «canovaccio» al quale i due attori in scena si ispireranno, ma con esiti ogni volta diversi, a seconda della reazione del pubblico. Trattandosi di uno spettacolo comico non poteva mancare una riflessione su cosa significa oggi fare satira, soprattutto dopo il «caso Celentano»: «Credo che la satira abbia anche una funzione sociale - spiega Toncelli -, ma non deve essere sopravvalutata. Oggi comici e cantanti diventano spesso dei predicatori. Noi ci limitiamo a essere comici».

Scorretti sì ma, promettono, allegri.

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