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Da McIlroy a Manassero Com’è verde il green europeo

Con il Tour europeo approdato negli Emirati Arabi siamo entrati nel vivo della stagione, con molti dei migliori che sono scesi in campo ad Abu Dhabi e che resteranno - più altri rinforzi in arrivo - nel Golfo per le prossime due settimane. Ad Abu Dhabi, nell’omonimo Championship, si è visto davvero del grande golf, soprattutto nell’ultima giornata quando la partita finale, quella dei leader, schierava campioni del calibro di Martin Kaymer, Jan Poulter e Rory McIlroy. È stato un finale davvero entusiasmante che nulla ha da invidiare a quelli offerti dal Tour americano - soprattutto ora con l’assenza di Tiger Woods e i comprimari che stanno riservandosi solo per i tornei più ricchi e prestigiosi -. Il percorso di Abu Dhabi era in condizioni eccellenti, la generosità dell’emiro, a livello di gettoni di presenza ed ospitalità, ha controbilanciato un montepremi non favoloso - un milione e mezzo di euro, ma con una prima moneta di 250mila euro - e gente come Jimenez, Lee Westwood - numero uno europeo -, Sergio Garcia, Montgomerie Ogilvy, Villegas, Kim, queste ultime tre star del Tour americano, non hanno negato la loro presenza al primo torneo della triade degli Emirati.
Westwood e Jimenez, per parlare solo di due delle star presenti, sono usciti al taglio a corto di allenamento dopo la pausa natalizia, ma poco o nulla hanno tolto al torneo che come dicevamo ha riservato una giornata finale davvero entusiasmante. Martin Kaymer, ventiquattrenne tedesco, che proprio ad Abu Dhabi vinse il suo primo torneo sul tour nel 2008, ha dimostrato, vincendo ancora una volta, di essere ormai un campione fatto, pur con la sua giovane età e dopo solo tre anni sul Tour europeo. Per Kaymer è il quinto successo sul circuito ed ora figura addirittura al 6° posto nella classifica mondiale. Le sue ultime 18 buche sono state da manuale, non solo a livello di gioco, ma anche per il carattere e la grinta messa in mostra: freddo, determinato, impassibile a quanto succedeva intorno a lui proprio come ci si aspetta da un teutonico. Jan Poulter, estroso, caratterialmente quasi più napoletano che britannico, ha giocato da par suo, ma sulle ultime nove buche ha dovuto subire la supremazia del tedesco. Comunque Poulter è lì, pronto a dire la sua anche a livello di tornei del Grande Slam e di World Championships. Rory McIlroy è quello che tutti i golfisti ormai conoscono. Un talento naturale di soli 20 anni, ma con la stoffa del grande campione dietro l’angolo. Gioca come deve fare un «ragazzino»: con entusiasmo e lo spirito dell’«o la va o la spacca». Gioca a tutta manetta, si inventa colpi che ricordano il miglior Ballesteros, si diverte e al tempo stesso si incavola (con se stesso) quando osa troppo. Non sono Montgomerie, capitano europeo della prossima Ryder Cup, ma con i tre dell’ultima partita ad Abu Dhabi, guarderei con una certa garanzia alla prossima sfida con gli Stati Uniti.
Come è andato il torneo alle spalle di Kaymer e Poulter l’avete sicuramente già letto sui siti golfistici, ma un’ultima parola vorrei spenderla per i nostri rappresentanti. Anche noi abbiamo tre star che molte nazioni ci invidiano. I «fratelli d’Italia» - Francesco ed Edoardo Molinari - e il giovane fenomeno ancora dilettante Matteo Manassero.
Tutti e tre hanno superato il «taglio», restando in gara per le 72 buche e quindi già così facendo meglio di molti più titolati di loro presenti ad Abu Dhabi. Manassero è terminato all’ultimo posto, ma intanto è arrivato fino in fondo, avendo avuto l’occasione di giocare al fianco di campioni come Bjorn, Clarke, Fasth ed Howell. Tutta esperienza per un ragazzino che ha deciso di fare del golf la sua professione. Edoardo ha onorato il suo essere stato numero uno sul Challenge. Ha mollato nell’ultimo giro dopo essere stato momentaneamente al quarto posto, ma ha dimostrato di poter competere con i migliori. Francesco - sempre Molinari - è quello con più esperienza e alla fine lo dimostra sempre.

Alla sua prima uscita stagionale è apparso già «caldo» e gli bastato il 13° posto in un solo torneo per piazzarsi già tra i primi 60 dell’ordine di merito.

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