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Il mea culpa di Ratzinger: capisco chi lascia la Chiesa

A Berlino il Pontefice condanna i sacerdoti pedofili. E sull’Italia: "Serve un rinnovamento etico"

Il mea culpa di Ratzinger:  
capisco chi lascia la Chiesa

«Non sono venuto qui per perseguire obiettivi politici o economici, ma per incontrare la gente e parlare di Dio». Con queste parole, pronunciate davanti al presidente federale tedesco Christian Wulff, Benedetto XVI mette da parte le polemiche che hanno preceduto il suo viaggio in Germania e che, già ieri sera ha fatto riversare sulle strade tremila manifestanti, fra cui anche parlamentari dell’opposizione. Il Papa, cosciente della «crescente indifferenza» nella società per la religione, conversando con i giornalisti sull’aereo, ha detto anche di capire chi, di fronte al crimine degli abusi sui minori, lascia la Chiesa dicendo «questa non è la mia Chiesa». Ma non può accettare che la Chiesa sia trattata come «un’associazione sportiva» qualsiasi. Nella Chiesa ci sono, certo, «pesci buoni e pesci cattivi», ma la sua ragion d’essere è «qualcosa di più profondo che tocca il fondamento del mio essere». Solo questo permette, spiega Joseph Ratzinger ai cronisti, «di sopportare gli scandali e di lavorare contro gli scandali».

Fra le mura vaticane, prima della partenza, si diceva che la preoccupazione del Papa non erano tanto le proteste, quanto la divisione nella Chiesa tedesca. Senza citarli, Benedetto XVI, ha risposto in modo inequivocabile ai teologi suoi conterranei firmatari del cosiddetto appello riformatore. Lo ha fatto nell’omelia della Messa in un Olympiastadion strapieno, parlando di una «inaudita identificazione del Signore con noi, la sua Chiesa», ribadendo che la Chiesa «esiste per i peccatori» e stigmatizzando «l’insoddisfazione che va diffondendosi quando non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di «Chiesa» e i propri «sogni di Chiesa».

Nella patria di Lutero ha posto i contestatori di fronte all’alternativa evangelica: «Rimanete!», «chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca: poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano», e per non essere frainteso ha precisato: «Rimanere in Cristo significa rimanere anche nella Chiesa». Quella Chiesa di cui poche ore prima sull’aereo aveva denunciato gli scandali resta pur sempre «il dono più bello di Dio».
Prima del richiamo al popolo cristiano, il Papa si era rivolto con altrettanta nettezza ai rappresentanti del popolo tedesco, intervenendo al Reichstag - non pieno come lo stadio per l’assenza di alcune decine di parlamentari della Linke - sui «fondamenti dello Stato liberale di diritto». Qui, di fronte al Parlamento del suo paese natale, che alla fine lo ha omaggiato di un lungo applauso, il Papa-filosofo, citando sant’Agostino, ha ricordato che anche quell’adunata democratica può trasformarsi in una «grossa banda di briganti» se dimentica che la politica è «impegno per la giustizia» e il diritto, «e noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio».

Nel suo discorso al Parlamento tedesco, insomma, Ratzinger è tornato sul tema toccato nel telegramma che aveva inviato in mattinata al presidente Giorgio Napolitano, dove ha auspicato «un sempre più intenso rinnovamento etico per il bene della diletta Italia».

Il Papa ha quindi sorprendentemente elogiato «la comparsa del movimento ecologico» come un «grido che anela all’aria fresca» per l’attenzione che pone sul nostro rapporto con la natura, ma per concludere che «esiste anche un’ecologia dell’uomo», che l’uomo non è pura libertà ma che ha una natura da rispettare, non manipolabile, e che quando c’è di mezzo la dignità dell’uomo il criterio della maggioranza «non basta».

Contro una «ragione positivista» - di cui ha pur riconosciuto i meriti - cui si vorrebbe ridurre tutto il nostro patrimonio culturale, il Papa ha ricordato che l’Europa nasce «dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma - tra le fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei greci e il pensiero giuridico di Roma (...).

Questo incontro ha fissato i criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico».

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