Meglio fuggire dalla tv delle risse

Meglio fuggire dalla tv delle risse

Si fa sempre più folta la schiera di quanti, invitati a partecipare ad un dibattito televisivo, se ne vanno prima della conclusione. Se ne vanno sbattendo la porta, in diretta. L'ultimo in ordine di tempo è stato Paolo Guzzanti il quale, preso di mira da un sarcasmo becero e triviale e non volendo controbattere con le stesse armi, ha salutato l'altra sera il conduttore di Pegaso guadagnando l'uscita.
Ha fatto bene? Ha fatto male? Secondo noi ha fatto bene e nutriamo la speranza che sempre più spesso, sempre più in massa, giornalisti, politici, esperti, testimoni, gli «ospiti», insomma, dei talk show, adottino il sistema Guzzanti allorché la discussione trascende. Se ai fatti, agli argomenti, magari esposti con animosità e passione, si sostituisce il vituperio, il parlar greve, l'arroganza, allora via, senza pensarci due volte.
Ma c'è chi sostiene il contrario e cioè che se si accetta di intervenire a trasmissioni del tipo Samarcanda, Mezzogiorno italiano eccetera, bisogna anche stare alle regole del gioco. Il punto è questo, le regole del gioco. Esse si possono riassumere così: se non si è maleducati, volgari, astiosi, si perde. E se uno non se la sente di essere cafone? E se uno non se la sente di insultare a sangue chi non la pensa come lui? I conduttori fanno di tutto per provocare la rissa verbale, gli sfoghi piazzaioli e scurrili.

Il giochetto dei talk show funziona solo se a parteciparvi c'è almeno un ospite che si «indigna». Che modi sono questi?
Paolo Granzotto - 21 ottobre 1991

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