Cinema

Un memorabile De Niro surclassa DiCaprio

Intorno agli anni Venti del secolo scorso, grazie alla scoperta di enormi giacimenti di idrocarburi gli indiani Osage dell'Oklahoma diventano la popolazione più ricca d'America

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Intorno agli anni Venti del secolo scorso, grazie alla scoperta di enormi giacimenti di idrocarburi gli indiani Osage dell'Oklahoma diventano la popolazione più ricca d'America. L'improvviso benessere di questi nativi americani attira l'interesse dei bianchi che iniziano a manipolare, estorcere e sottrarre con l'inganno i loro beni fino a ricorrere agli omicidi. Tratto da una storia vera, Killers of the Flower Moon mette insieme due attori feticcio del cinema di Martin Scorsese: Leonardo DiCaprio, non del tutto convincente nel restituire la complessità di un uomo diviso tra amore sincero e tradimento vigliacco verso la moglie, e Robert De Niro in una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera. Il primo è Ernest Burkhart che ha sposato un'Osage, Mollie Kyle, interpretata dalla strepitosa Lily Gladstone che vedremo sicuramente agli Oscar, il secondo è suo zio William «King» Hale, un ricco imprenditore agricolo al quale stanno un po' troppo a cuore le ricchezze degli Osage. A differenza del libro, Scorsese dedica una lunga parte del suo già ampio racconto di tre ore e ventisei minuti proprio a questo lento annientamento della popolazione indigena mentre riduce lo spazio concesso all'investigazione della neonata Fbi. Così facendo, se da un lato imprime un respiro epico al racconto della vita e dei costumi degli Osage, soprattutto dell'interessantissimo universo femminile, reiterandone le azioni e costringendoli nei loro spazi attraverso le riprese aeree, dall'altro depotenzia la carica narrativa di una delle prime indagini dell'Fbi già guidata dalla figura poi leggendaria di J. Edgar Hoover.

Il lento dipanarsi della narrazione negli ultimi film di Scorsese fa rimpiangere la foga dei suoi capolavori precedenti, ma è nell'incredibile finale di Killers of the Flower Moon che si ricompone tutto il suo cinema come un racconto popolare disincantato e spietato dell'epica americana.

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