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«Metà delle moschee in mano a integralisti»

Londra. Nel Regno Unito quasi la metà delle moschee sono sotto il controllo di estremisti musulmani che predicano la guerra santa contro l’Occidente e gli «infedeli». La denuncia viaggia sulle pagine del quotidiano Times di Londra, secondo cui la piaga dell’islamismo è in gran parte dovuta al predominio della setta sunnita e ultra-conservatrice dei Deobandi. Secondo la polizia britannica, questo gruppo gestisce ben 600 delle 1.350 moschee del Regno Unito e contribuisce alla formazione dell’80 per cento di tutti i religiosi musulmani attivi nel Paese, in particolar modo nelle regioni dell’Inghilterra centrale e del nord. Leader carismatico è il predicatore Ryhad ul Haq: sostenitore della corrente più radicale dell’Islam, il giovane imam disprezza tutti i «kuffar», cioè i non-musulmani, e si dice convinto che l’amicizia con un ebreo, un cattolico o un induista sia una assoluta «presa in giro della religione di Allah». Nei suoi sermoni il predicatore inneggia alla guerra santa e invita tutti i suoi fedeli a «spargere sangue» in nome di Allah. Non in patria, specifica, ma solo Oltreoceano. Ul Haq, cresciuto e educato in una scuola islamica del Regno Unito, rappresenta, secondo il «Times», la nuova generazione di giovani musulmani britannici che si distanziano per cultura e religione dal Paese in cui sono nati e vissuti. Questa è la riprova - sottolinea il giornale - che il terrorismo fondamentalista non viene dall’esterno ma è sempre più di «origine domestica».


«Viviamo in mezzo ai kuffar, lavoriamo con loro, ci stringiamo legami e finiamo col prenderne le abitudini», ha avvertito in una preghiera Ryhad, di 36 anni, che ha lasciato la guida della moschea centrale di Birmingham per una scuola islamica di Leicester.

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