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"La mia vita era un tour ma oggi vedo più gente"

"La mia vita era un tour ma oggi vedo più gente"

Faceva la guida turistica, laureata in lettere antiche con indirizzo archeologico. «Incontro più persone qui in monastero che quando facevo la guida», dice scherzando suor Francesca, quarant'anni, originaria di Napoli. «Anche io come suor Ilaria sono di famiglia cattolica e praticante, ma non frequentavo gruppi parrocchiali. L'ambiente non mi attraeva, mi piaceva tantissimo studiare e suonare il pianoforte. A 17 anni, a causa del lavoro di mio padre, ci siamo trasferiti ai Castelli romani. Il trasferimento è stato molto duro e ha provocato in me tanta rabbia e fatica.

Il periodo dell'Università però è stato bellissimo, e ad Albano ho cominciato anche a frequentare la chiesa, nei gruppi dell'Azione Cattolica. Ho cambiato piano piano idea sulla chiesa e grazie al gruppo parrocchiale e a quello diocesano ho conosciuto il volto bello della chiesa. Attraverso questa bellezza, ho conosciuto Dio. Mi sono laureata, ho iniziato a fare la guida turistica e alcune supplenze a scuola. Avevo anche terminato il piano esami in conservatorio, ma a un certo punto dovevo scegliere tra il pianoforte e l'università, e ho scelto quest'ultima. Eppure, nonostante facessi tutte le cose che amavo, mi accorgevo che non ero felice, c'era qualcosa che mi mancava.

A 25 anni ho incontrato Dio, ho cominciato a pregare veramente, ho compreso davvero l'esistenza di Dio. Ogni giornata dice ripensando alla sua scelta - aspettavo con ansia la mezz'ora che mi ritagliavo per pregare, per stare con il Signore, è stato così che ho iniziato a innamorarmi di Dio. Ho così iniziato a frequentare un monastero di clausura, le clarisse di Albano e ho capito che era quello che desideravo: una vita esclusiva con Dio. Più trascorreva il tempo e maggiore era la comprensione che questo era ciò che volevo veramente. Così sono arrivata qui al monastero agostiniano a Roma, e a 32 anni sono diventata una monaca di clausura. Non è stata una scelta di chiusura ma ho scelto la relazione con Dio e con gli altri. La clausura mi permette di vivere questa relazione.

Il mondo qui entra, con tutti i suoi problemi e le sue sfide, ma la clausura è un modo per non disperdersi e di scendere in profondità».

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