«Al custode di Palmira il Museo archeologico»

Gelmini chiede che Milano ricordi così Khaled Al Assaad, lo studioso siriano torturato e decapitato dai boia dell'Isis

Un Museo per ricordare Khaled al-Asaad, l'archeologo siriano morto d'amore per le bellezze artistiche e culturali della sua Palmira. Trucidato anche perché l'Isis lo riteneva un musulmano che dialogava troppo con i cristiani. L'idea arriva da Mariastella Gelmini, ex ministro dell'istruzione e coordinatrice regionale di Forza Italia. Pensa a un luogo preciso, il civico Museo archeologico di corso Magenta, ospitato in larga parte nei chiostri dello splendido ex convento di san Maurizio. Un luogo sul quale si sono molto impegnate le giunte di centrodestra e in particolare l'ex sindaco, Letizia Moratti. E a sostenere il progetto, ecco subito la mozione in consiglio comunale del capogruppo azzurro, Pietro Tatarella.

A rilanciare è Emanuele Fiano, parlamentare del Pd, in corsa come aspirante sindaco del centrosinistra, che propone di intitolare ad Asaad il Mudec, il neonato Museo delle culture inaugurato a marzo. Colpisce, al di là della diversità dei luoghi, la trasversalità del progetto, che poi è una trasversalità della ferita all'uomo Khaled Asaad e all'intera umanità con i suoi valori millenari messi sotto attacco, insieme a tante vite, dalla furia jihadista: la bellezza, l'arte, la cultura. Tatarella sottolinea anche la distanza. «Francamente non capisco perché Fiano anziché aderire a questa proposta abbia voluto differenziarsi a tutti costi. Siamo certi che in consiglio il Pd aderirà senza ulteriori distinguo».

Gelmini insiste sul gesto che duri. «Credo che una città come Milano abbia il dover di ricordare in modo permanente il sacrificio di questo archeologo siriano - dice la coordinatrice azzurra -. È un gesto che va tramandato alle future generazioni. Questa persona, Khaled al-Asaad, non va lasciata sola: è una battaglia educativa. E ritengo che il Museo archeologico sia il luogo più adatto per ricordarlo». Una battaglia che unisce anche persone altrimenti divise, ma che Gelmini vorrebbe combattere in un Museo che unisce in sé l'omaggio all'attività di archeologo di Asaad, il luogo di apertura al dialogo religioso e anche l'impegno culturale delle giunte di centrodestra: «Serve un'alleanza a difesa della democrazia e della libertà. Ci fa piacere che il Museo archeologico, su cui molto si è impegnato il centrodestra con il sindaco Letizia Moratti, non sia intestato a nessuno. È una ragione in più per dedicarlo al coraggioso archeologo di Palmira che ha custodito il sito». Quanto all'intreccio di storie tra il Museo e la chiesa di San Maurizio, commenta Gelmini, «sottolinea anche l'importanza del dialogo tra le religioni».

E veniamo alla proposta di Fiano, che ieri è andato in visita al Museo delle culture insieme con l'assessore alla Cultura, Filippo Del Corno. «Intitolare il Mudec, se non tutto almeno una sua parte significativa, al professor Al-Asaad, curatore archeologico di Palmira, trucidato dagli assassini dell'Isis dice Fiano - così da ricordare chi per oltre 50 anni ha curato e amato uno dei siti archeologici più importanti del pianeta, brutalmente assassinato dai nuovi barbari dell'Isis».

Come per Gelmini, sia pure su un piano diverso e meno legato all'arte, la scelta del Mudec è connessa alla volontà del dialogo: «L'idea di fare del Mudec la casa delle comunità che vivono nella nostra città, non come mero punto diplomatico ma come realtà viva e produttiva, è davvero uno degli antidoti più potenti alle visioni e alle ideologie intrise di paura e chiusura che minacciano la convivenza civile».

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