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Il mito che rese pop i diritti civili cantandoli a ritmo di calypso

Il musicista e attore, morto a 96 anni, ha portato al successo capolavori assoluti come "Matilda" e "Banana Boat Song"

Il mito che rese pop i diritti civili cantandoli a ritmo di calypso

A metà anni Cinquanta il suo album Calypso fu il primo disco a vendere oltre un milione di copie. Già da tempo, mentre si esibiva a New York e dintorni e collaborava con l'American Negro Theatre, il mondo aveva scoperto che Harry Belafonte era un grande artista. Il cantante nato a Harlem ma cittadino del mondo e convinto combattente dei diritti civili si è spento ieri a 96 anni dopo una lunga e luminosa carriera segnata da pezzi storici come Matilda e Banana Boat Song che hanno fatto ballare e pensare diverse generazioni.

«Per lanciare un messaggio sociale - diceva - non è necessario essere noiosi. Bisogna toccare le corde giuste, far capire alla gente la realtà delle cose perchè la politica confonde sempre le idee a tutti»: Belafonte aveva una voce chiara e particolarmente evocativa, un tono pulsante che vibrava e faceva vibrare, e se ne accorsero subito quelli della RCA Victor che lo misero sotto contratto nel 1952 lanciandolo con il citato singolo Matilda e con gli album Belafonte e Calypso, un successo strepitoso che conteneva il superhit Banana Boat Song. Uno stile maturato già da metà degli anni Trenta, quando giovanissimo, si trasferì in Giamaica dove - prima di tornare a New York - apprese le radici della musica locale che caratterizzeranno per sempre il suo sound. «La Giamaica è una terra d'oro, una terra dai mille segreti affascinanti da esplorare; una terra ricca di umanità dove amo tornare e dove ho imparato molto».

Il ritmo sincopato e guizzante del calypso diventa il suo marchio di fabbrica; nessuno lo canta con l'impegno e al contempo con la leggerezza di Belafonte, sempre presente nel mondo musicale che conta anche se parco nelle esibizioni e nelle incisioni. Era generoso e aperto al confronto con altri artisti, soprattutto di altre culture, e fece scoprire all'America artisti di classe e impegno come la combattiva Miriam Makeba e la greca Nana Mouskouri, misconosciuta ma in un certo senso un suo alter ego europeo all'impegno e alla partecipazione politica e sociale. Alla fine degli anni Cinquanta è una star fatta e finita, tanto da essere protagonista del surreale film di fantascienza La fine del mondo, pellicola che racconta un disastro nucleare cui sopravvivono solo tre persone, due uomini e una donna (Inger Stevens) di cui nella storia si innamorerà. L'America puritana e l'inflessibile censura si abbatterono su Belafonte per questa storia d'amore - ancorchè di fantasia - raccontata nel film. Lui non se la prese e continuò a lottare per i diritti dei deboli e dei meno fortunati, oltre che ad incidere dischi per la RCA per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Dischi molto vari che spaziavano dal pop al folk come Midnight Special (il celeberrimo blues di Leadbelly, citato anche nel film Fuga di mezzanotte, che dice che se un carcerato viene illuminato dal treno di mezzanotte verrà presto liberato dalla prigionia) del 1962 dove all'armonica c'è l'imberbe Bob Dylan.

Calypso, folk e pop lo hanno trasformato in un'istituzione musicale, anche se dagli anni Settanta il suo percorso creativo diventò più lento e Belafonte cominciò a incidere meno e a tenere meno concerti.

Ma era sempre «il re del calypso», come tutti lo chiamavanno, e una figura mitica non solo come artista ma anche come attivista politico. Infatti nel 1985 fu in prima fila nel sostenere l'iniziativa «Usa For Africa», per aiutare l'Etiopia, dove cantò - diretto da Quincy Jones, nel mitico coro di 45 star tra cui Michael Jackson e Bruce Springsteen. Non sarà solo merito suo naturalmente ma il brano conquistò tre Grammy rilanciando anche quelle star che al momento erano un po' nel buio.

Non abbandonò mai neppure la carriera di attore, tanto che nel 2012 conquistò il Pardo alla carriera al Festival del cinema di Locarno. Convinto delle proprie idee e della lotta contro il potere, fu un fiero oppositore di Bush e ricevette numerosi riconoscimenti al suo impegno tanto che fu l'unico personaggio di colore a ricevere il prestigioso «Kennedy Center Honors».

Tenne il suo ultimo concerto esattamente dieci anni fa, a New York, poi si ritirò, ma le note di Matilda e Banana Boat Song risuoneranno per sempre nel nostro immaginario collettivo e nel nostro cuore.

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