Il modello del Pd si chiama Berlusconi

Il Partito democratico è la riproduzione da parte dei partiti della prima Repubblica di quanto è avvenuto con la nascita di Forza Italia e della Casa delle libertà. Fu il voto a legittimare i partiti di centrodestra che uscivano dalla Costituzione del ’48, una Costituzione datata perché ideologica, frutto della collaborazione tra democristiani, dossettiani e comunisti. Ne è nata l’idea di una Repubblica come soggetto che origina i diritti individuali con le sue leggi e non riconosce alcun diritto naturale preesistente all’atto di fondazione della Costituzione e della Repubblica.
La Casa delle libertà e Forza Italia nacquero abbandonando lo schema di una costituzione materiale a garanzia della Costituzione scritta, formata dai partiti antifascisti legati dalla Resistenza. Il centrodestra fu l’affermazione di un nuovo ordine costituzionale, fondato sul nesso diretto tra il capo del governo e il corpo elettorale. Fu la legittimazione della nazione come punto di identità, superando e integrando le forze territoriali della Lega Nord che ponevano la questione «settentrionale». Il popolo del centrodestra respinse i partiti «legittimi», quelli storicamente antifascisti a garanzia reale dell’efficacia della Costituzione. La formazione della Casa delle libertà non fu una riforma della politica, fu un’uscita dal radicamento della Costituzione nella partitocrazia dei partiti antifascisti. Quindi la vittoria di Berlusconi espresse la domanda di un mutamento della Costituzione.
Il sistema della prima Repubblica reagì nelle istituzioni di garanzia che la Costituzione moltiplicava: presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, autogoverno della magistratura. Una frammentazione dello Stato per impedire che esso fosse governato dal corpo elettorale e dal Parlamento come gli altri paesi. Il centrodestra fu come un’autolegittimazione del corpo elettorale nazionale, fatta in nome di Forza Italia e di Casa delle libertà, per indicare i nuovi valori, nazione e libertà, che giustificavano l’incompatibilità di Berlusconi e dei suoi alleati nei confronti del sistema politico legato alla Costituzione del ’48. La maggioranza di Berlusconi è una maggioranza, anche se il partito è all’opposizione. Essa è legata a una questione di Stato e non di governo e a un superamento reale della Costituzione del ’48 in cui si voleva garantire il paese dal prevalere del nesso corpo elettorale-governo.
Questo spiega perché un movimento costituzionale prima che politico, Forza Italia, non ha potuto darsi la propria forma di partito perché Berlusconi ha incarnato come soggetto politico lo scisma politico dalla Costituzione del ’48 avvenuto dopo Mani Pulite. Ora, il maggior successo di Berlusconi sta nel fatto che il Partito democratico intende far fuori i partiti della prima Repubblica ancora rimanenti attraverso una mimesi artificiale che però suppone l’egemonia culturale del modello berlusconiano. Questa forma tende, con un suo «gattopardismo», a mimare lo scioglimento del partito del corpo elettorale fatto da Berlusconi, creando nelle primarie un fittizio corpo elettorale. Ma la tenuta dei partiti è ben visibile, e ciò è apparso quando il gioco delle candidature fatte da Veltroni si è visto imbragato nelle questioni regionali. Infatti in nome del federalismo vengono eletti anche i segretari regionali; e questi vengono stabiliti secondo un manuale Cencelli che attribuisce alcune regioni ai Ds e altre alla Margherita.
Ma soprattutto stabilisce che coloro che sostengono una natura alternativa a Veltroni non possono partecipare alle cordate regionali per eleggere i segretari regionali, perché i loro sostenitori regionali non possono essere inclusi nelle liste veltroniane. È il problema sollevato da Rosy Bindi: chi la vota rimane escluso dalle candidature per i segretari regionali perché non può votare nelle liste veltroniane. Ciò significa che il partito è diviso a priori tra Ds e Margherita. Checché ne dica Peppino Caldarola, il Partito democratico nasce dalla fusione di postcomunisti e di ex democristiani di sinistra, quelli di Marini.

È interessante la mimesi, perché mostra che il centrodestra è il vero punto di riferimento del sistema politico; ma l’artificio è così evidente che non vi è dubbio sullo svanimento dell’operazione Partito democratico prima che si giunga al 14 ottobre. Forse il Partito democratico ballerà una sola estate.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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