Nella memoria dei suoi protagonisti, il triennio 1946-1948 si presenta spesso ammantato dei panni di una leggenda aurea, in base alla quale il periodo che diede vita alle istituzioni della prima Repubblica appare contraddistinto, al di là delle divisioni anche molto aspre tra i vari schieramenti politici, da una sostanziale unità dintenti, comune alla nuova classe dirigente che si sostituì al fascismo. In realtà, questa raffigurazione corrisponde più a una vulgata storiografica che alleffettiva realtà. Quegli anni infatti racchiusero nel loro seno i germi di una irriducibile contrapposizione che rispecchiava il drammatico evolversi della situazione internazionale.
Limmediato dopoguerra vide consumarsi l«alleanza innaturale» tra gli Stati liberaldemocratici e il regime dittatoriale staliniano. Solo grazie alle forti pressioni anglo-americane, lUrss rinunciò alla pretesa di ottenere delle basi militari in Turchia e si accomodò al ritiro delle sue truppe dallIran, la cui permanenza avrebbe consentito a Mosca il controllo delle riserve petrolifere di quel Paese e laccesso al Golfo Persico. Le sollecitazioni diplomatiche non furono tuttavia sufficienti a impedire il divampare della guerra civile in Grecia, dove, nellautunno del 1946, Londra e Washington si accordarono per fornire assistenza economica e militare al legittimo governo in lotta contro la rivolta dei partigiani comunisti attivamente sostenuti dallUrss. Lazione di contenimento messa in atto dallOccidente fallì, invece, nei confronti dellimpetuoso processo di sovietizzazione nellEuropa orientale, culminato con il colpo di Stato di Praga del febbraio 1948. A quella data, il Cremlino aveva già ricostituito lalleanza internazionale comunista del vecchio Comintern, sotto le nuove spoglie del Cominform, attraverso il quale fu diramata a tutti i partiti comunisti occidentali la direttiva di contrastare con ogni mezzo, legale e illegale, i propri governi, in attesa dell«ora X» di uninsurrezione generale.
La storia italiana di questi anni non si scostò dagli sviluppi del contesto internazionale. Se Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia furono sommerse dallavanzata comunista, in Italia, divenuta parte integrante del blocco occidentale, questo pericolo fu evitato. Si trattò, comunque, di un esito non scontato, la cui dinamica solo ora si è in grado di comprendere nei suoi effettivi termini storici. Nel corso del 1947, a opera di De Gasperi, venne meno il precario equilibrio dei governi del Cnl, con lespulsione di comunisti, socialisti, azionisti. Questo evento ebbe immediate conseguenze sui lavori della Costituente, ancora oggi erroneamente considerati come la manifestazione della volontà di tutti i partecipanti di far sopravvivere il patto resistenziale, oltre la stagione della guerra fredda da poco iniziata. Durante la seconda metà del 1947, i vari partiti, riuniti nella prima Assemblea democratica della nuova Italia, mantennero, gli uni verso gli altri, un atteggiamento guardingo, sospettoso, quasi di pace armata, in attesa dellesito di uno scontro politico che avrebbe avuto conclusione solo con le elezioni del 18 aprile 1948.
Da questo punto di vista, laccordo storico, da cui nacque la Costituzione appariva più un armistizio temporaneo, sottoscritto a ostilità ancora aperte, che la conquista duratura di una serie di regole condivise, ritenute tali con eguale convinzione ed eguale sincerità da tutti i contraenti. Quanto accadeva nei palazzi della politica rifletteva la situazione della nazione. La guerra civile, che non si era conclusa il 25 aprile del 1945, sarebbe continuata, con eguale ferocia, per i tre anni successivi. Finita la «caccia ai fascisti», iniziava la «caccia ai borghesi» e a quanti vennero considerati di ostacolo allavanzata delle forze social-comuniste.
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