È il momento dei «private banker»

Nel primo semestre 2016 salita del 25% la richiesta di questi profili

Enrico Boschivi

Le banche, in generale, sono alle prese con le ristrutturazioni degli organici. A seconda delle diverse riorganizzazione in atto, frutto in buona misura di una crisi che si sta protraendo anche in una logica di snellimento e alleggerimento delle strutture finalizzato al cost cutting, da parte di contesti esteri i profili in uscita sono tipicamente i manager che coordinano aree di supporto al business (dall'human research all'area finance, eccetera). Tuttavia, crescono le richieste dei private banker (+25 per cento di richieste nei primi 6 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 1015). Lo rivela un'analisi dell'Osservatorio di ANCL SU Lombardia (Associazione Nazionale Consulenti del LavoroSindacato Unitario) sulla base di dati nazionali.

«Per diventare un buon private banker occorre avere eccellenti capacità relazionali per saper costruire rapporti solidi con la clientela, grande intraprendenza e capacità di essere a proprio agio negli ambienti da cui proviene la facoltosa clientela di riferimento, solide competenze finanziarie - spiega Andrea Fortuna, presidente di ANCL Lombardia -; oltre alle competenze specialistiche, il private banker deve anche possedere ottime doti di negoziazione, una laurea in Economia e Commercio, avere frequentato preferibilmente un Mba e avere padronanza della lingua inglese»..

L'analisi evidenzia, infine, che il ventaglio della clientela si è ampliato: se in origine i servizi di private banking erano diretti esclusivamente a una clientela con ampie disponibilità finanziarie, ultimamente l'offerta si è allargata a servizi in parte assimilabili a quelli di private banking per clienti con disponibilità anche minori (+28 per cento di richieste di clienti minori nei primi 6 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 1015).

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