Il monastero certosino riacquista insieme all’originaria funzione sacra, anche il determinante ruolo culturale nel contesto della città emiliana Ferrara ritrova il Tempio di San Cristoforo Dalla Fondazione Cassa di Risparmio un importante contributo al

Il luogo di culto voluto da Borso d’Este nel 1452

Il monastero certosino riacquista insieme all’originaria funzione sacra, anche il determinante ruolo culturale nel contesto della città emiliana Ferrara ritrova il Tempio di San Cristoforo Dalla Fondazione Cassa di Risparmio un importante contributo al

Il monastero certosino, voluto da Borso d’Este nel 1452, sorgeva originariamente lontano dal centro abitato, secondo la regola dell'ordine. Con l’Addizione Erculea, il complesso fu incluso all’interno della nuova cinta muraria, perdendo così la caratteristica di «eremo».
Nel 1498 fu avviata, nel complesso conventuale, la costruzione del Tempio di San Cristoforo, che per la caratteristica tipologia ha suggerito l’attribuzione del progetto a Biagio Rossetti.
A seguito delle soppressioni napoleoniche, i monaci persero il possesso del convento e della Chiesa. Acquisito dal Comune di Ferrara, il Tempio venne riaperto al culto nel 1813, mentre l’area adiacente fu adibita a cimitero pubblico. Parte del chiostro fu abbattuto per costruire l’ala sinistra del portico curvilineo, che segna in modo così caratteristico la piazza antistante.
Nel 1944 due bombe distrussero parzialmente l’abside, il coro, il lato destro della Chiesa e il campanile. Seguirono nel Dopoguerra vari interventi di manutenzione che consentirono la parziale riapertura dell’edificio al culto. Oggi, dopo l’opera di recupero, il Tempio riacquista, accanto alla sua originaria funzione sacra, anche l’importante ruolo culturale di monumento tra i più significativi e preziosi del patrimonio storico-artistico ferrarese.
Grazie a un raro esempio di cooperazione tra pubblico e privato è stato avviato un progetto di recupero articolato in due fasi.
La prima tesa a recuperare l’originario splendore architettonico della Chiesa; la seconda, rivolta invece agli arredi, alle suppellettili e alle opere in essa conservate.
Iniziato nel febbraio 2004, il restauro architettonico è stato finanziato dallo Stato, dalla Regione Emilia-Romagna e dall’amministrazione comunale di Ferrara; il progetto e la realizzazione dei lavori, eseguiti sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna e Ferrara, sono stati coordinati dal Servizio Beni monumentali del Comune. Accurate ricerche e precise analisi hanno guidato la metodologia d'intervento.
Sono stati predisposti gli impianti indispensabili per il culto, e la conservazione delle opere, nonché la valorizzazione dello straordinario apparato artistico e decorativo.
Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, sono stati restaurati e collocati le opere pittoriche e gli arredi storici a cura dei Musei civici d’arte antica, in collaborazione con il settore Attività Culturali e la Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico di Bologna. Il ricco apparato decorativo del Tempio fu commissionato dai monaci nel 1565 a Nicolò Roselli, che realizzò le Storie di Cristo per le cappelle laterali della Chiesa, e a Ercole Aviati, che eseguì altrettante ancone lignee.
Nell’abside spicca il monumentale San Cristoforo di Bastianino che funge da fondale al magnifico Ciborio, progettato dall’architetto Nicolò Donati e realizzato da Marc’Antonio Maldrato e originariamente decorato da due piccoli dipinti su rame dei Carracci, oggi esposti nella Pinacoteca nazionale di Ferrara.
A questo primo gruppo di opere restituite al Tempio di San Cristoforo, ne seguirà un secondo che verrà ricollocato nei mesi estivi. Grazie a un accordo con la Sovrintendenza di Brera verranno restituiti alla loro originale collocazione l’Ascensione di Cristo e il Giudizio universale dei Filippi, strappati a Ferrara durante le soppressioni napoleoniche.
Complessivamente torneranno nel Tempio più di cento dipinti di importanti autori fra i quali ricordiamo Bononi, Cesi, Avanzi, Scarsellino e Cozza.
Troverà inoltre il suo antico assetto il prezioso coro attribuito a Pier Antonio degli Abbati e proveniente dalla Chiesa di Sant’Andrea, che insieme all’arredo settecentesco della sacrestia completeranno l’arredo liturgico.


Il Tempio di San Cristoforo verrà restituito al pubblico nella sua interezza, grazie alla fattiva cooperazione tra pubblico e privato, il 23 settembre prossimo.

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