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Albania, scontro tra procuratore e Usa: dietro le quinte c'è Soros

Scontro frontale tra la Procura Generale d’Albania e l’ambasciatore statunitense Donald Lu, accusato di essere un agente di Soros e di voler manipolare dall’interno la politica albanese

Albania, scontro tra procuratore e Usa: dietro le quinte c'è Soros

Scontro frontale tra la Procura Generale d’Albania e l’ambasciatore statunitense Donald Lu, accusato di essere un agente di Soros e di voler manipolare dall’interno la politica albanese.

Lu aveva accusato il procuratore generale Adriatik Llalla di essere contro la riforma della giustizia nel Paese, tanto auspicata proprio da Soros e dall’ex governo Obama. Un’intromissione decisamente fuori luogo quella dell’ex establishment statunitense, a cui siamo però abituati anche in Italia e basta ricordare il caso dell’ex ambasciatore statunitense a Roma, John R. Philips, che si schierò a favore del “si” al referendum voluto da Renzi, affermando che la vittoria del “no” sarebbe stato un passo indietro per l’Italia.

In Albania però la faccenda è molto più seria e per rendersene conto basta andare a vedere le accuse mosse a sua volta dalla Procura Generale nei confronti dell’ambasciatore Lu.

"La Procura Generale vorrebbe far capire al signor Lu che se è abituato a svolgere il ruolo del Signore nella politica albanese, non potrà fare altrettanto con la Procura ".

E ancora: “Il sig. Lu crede di avere in mano il destino della Procura quando ricatta le Istituzioni o revoca visti con lo scopo di far chiudere alcune indagini. Costui e tutti gli altri devono capire che per svolgere i propri obblighi legislativi e costituzionali i procuratori non necessitano di alcun visto. Questo tipo di pressione da parte dell’ambasciatore statunitense a Tirana è molto simile alla tipologia messa in atto da Soros con lo scopo di manipolare l’opinione pubblica e svalutare il ruolo delle istituzioni”.

Il Procuratore poi continua: “Un aperto sostenitore della riforma giudiziaria in Albania, il sig. Lu ha fatto pressione sulla Procura Generale affinchè appoggiasse determinati pacchetti legislativi e progetti anche quando erano in contrasto con la Costituzione e i diritti umani, come messo in evidenza anche dalla Commissione di Venezia”…

Il Procuratore LLalla ha poi accusato Lu di minacce dirette nel caso in cui non avesse appoggiato i pacchetti e le riforme giudiziarie ma non solo: “In più di un’occasione l’ambasciatore Lu ha fatto pressione sulla Procura Generale affinchè venissero chiuse inchieste nei confronti di aziende sospettate di aver violato le leggi albanesi”.

Il caso più evidente sembra essere quello della Bankers Petroleum, azienda precedentemente canadese e acquisita nel marzo 2016 dalla cinese Geo-Jade.

In Albania la Bankers Petroleum produce circa 200 mila barili di greggio al giorno ma è stata accusata dai media locali e dai residenti di danni irreparabili a terre e acqua, alla salute e alle proprietà di chi vive nelle zone limitrofe.

Il Procuratore cita inoltre una lettera inviatagli dall’ambasciatore Lu in relazione alle indagini sulla Bankers Petroleum per episodi di inquinamento nella zona di Patos-Marinze; lettera ritenuta ambigua sia dalla Procura che da alcuni media albanesi, in particolare dove si legge “Ci aspettiamo che motivazioni politiche e pressioni pubbliche non vadano a influenzare le decisioni della Procura”.

Il caso ha assunto toni tali che l’ambasciatore americano Lu è stato ironicamente ritratto sulla copertina del quotidiano albanese Gazeta Dita mentre mostra la lettera.

Lo scontro tra la Procura Generale d’Albania e l’ambasciatore americano è stato ripreso anche dal Washington Times, con alcuni dettagli interessanti. Il quotidiano, oltre a puntare il dito contro l’ambasciatore Lu, accusato di seguire l’agenda di Soros in Albania, mette in evidenza come l’amministrazione Obama abbia pienamente appoggiato il Partito Socialista del Primo Ministro Edi Rama, indicato tra l’altro come invitato al matrimonio di George Soros nel 2013. Il Washington Times rende inoltre noto che circa settanta membri dell’opposizione hanno avuto i propri visti revocati dall’Ambasciata statunitense a Tirana.

Le motivazioni non sono chiare, visto che la sede diplomatica avrebbe affermato di non potersi pronunciare su casi individuali.

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