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Algeria, passo indietro di Bouteflika. "Ma niente elezioni nel 2019"

Dopo essere tornato dalla Svizzera, a sorpresa il presidente algerino Bouteflika ha comunicato che non si ricandiderà per la quinta volta di fila. L'esultanza delle opposizioni smorzata da un altro annuncio: "Elezioni rinviate sine die"

Algeria, passo indietro di Bouteflika. "Ma niente elezioni nel 2019"

La piazza algerina ha vinto. Ma solo parzialmente. Poche ore dopo essere rientrato dalla Svizzera dove si trovava ricoverato da diverso tempo il presidente dell'Algeria, Abdelaziz Bouteflika, ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni. Gravemente malato dal 2013, Bouteflika ha dichiarato: "La mia situazione, la mia età mi permettono soltanto di compiere il mio ultimo dovere". Vale a dire la sostituzione dell'ex premier, Ahmed Ouyahia, con l'attuale ministro dell'Interno, Noureddine Bedoui.

Tuttavia, agli occhi delle opposizioni e del popolo sceso in piazza nelle ultime settimane per protestare contro il presidente e l'esercito che lo ha sostenuto negli ultimi 20 anni, il passo indietro di Bouteflika è piuttosto un passo di lato. Perché le elezioni in programma nel 2019, come spiegato dallo stesso presidente, si terranno "nel prolungamento" di una Conferenza nazionale per la riforma politica e costituzionale, che dovrebbe terminare i lavori entro la fine dell'anno. "Il nuovo presidente sarà liberamente eletto, la Conferenza stabilirà la data delle nuove elezioni e io non sarò candidato", ha affermato Bouteflika in un messaggio al Paese, sottolineando che il "progetto di Costituzione sarà sottoposto a referendum popolare".

A convincere il rais a farsi da parte è stato lo stesso esercito. Parlando agli studenti delle scuole militari, il capo di Stato maggiore delle forze armate - e viceministro della Difesa - Ahmed Ghaid Salah ha detto di condividere "le stesse aspirazioni e valori del popolo per una visione comune del futuro" del Paese. Dopo un mese di manifestazioni, insomma, le decine di migliaia di algerini scese in piazza per chiedere un cambiamento possono esultare. Ma le opposizioni sono spaccate. Subito dopo l'annuncio di Bouteflika di rinunciare al quinto mandato e rinviare all'anno prossimo le elezioni presidenziali, il leader del partito islamico dell'Unione per la giustizia e la costruzione, Hassan Aribi, ha parlato di "una vittoria per la nazione". Meno entusiasta Djilali Djadid, presidente del partito Djilid: "È la prima vittoria del popolo". Ma non basta. Il popolo algerino, secondo Djadid, deve "occupare le strade e uscire il prossimo venerdì, al fine di raggiungere gli obiettivi del movimento popolare". Ovvero la destituzione di Bouteflika e del gruppo di potere che lo appoggia ormai dal 1999.

Negativo il giudizio del Raggruppamento della cultura e della democrazia (Rcd): "Bouteflika viola la Costituzione per un'altra volta, perchè il mandato del presidente può essere esteso solo in un caso: lo stato di guerra", ha scritto il deputato della festa Atmane Mazouz sulla sua pagina Facebook. Reazioni che non hanno intaccato l'ottimismo che filtra dalle parole dei nuovi membri dell'esecutivo fresco di rimpasto. "Credo che insieme costruiremo il futuro", ha detto il neo vicepremier Ramtane Lamamra, anche lui nominato da Bouteflika. Parlando con Radio France Internationale, Lamamra ha promesso che le prossime elezioni saranno "assolutamente libere. È la prima vera svolta dall'indipendenza del 1962. Mettiamoci in testa a questa responsabilità storica".

Critiche anche dall'ex premier algerino e leader del partito Talaie El Hurriyet, Ali Benflis: "L'Algeria ha conosciuto e vive un'aggressione contro la Costituzione attraverso l'annuncio di una proroga del quarto mandato che è stato il mandato delle forze non costituzionali. Queste forze non costituzionali continueranno a dominare le decisioni politiche senza l'autorizzazione del popolo". Parole di fuoco che non hanno seguito a livello internazionale.

Per esempio, il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto positivamente il passo di lato di Abdelaziz Bouteflika e ha chiesto un periodo di transizione "ragionevole" per l'Algeria.

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