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Ali Mohamed al Beitar Jerusalem. E gli ultras insorgono

"La Familia" contro l'acquisto del calciatore nigeriano e cristiano Ali Mohamed: "Ha un nome troppo musulmano, usi un nickname"

Ali Mohamed al Beitar Jerusalem. E gli ultras insorgono

Il proprietario del Beitar Jerusalem, squadra israeliana tra le più blasonate, ha ricevuto una marea di minacce dagli ultras: il nome di quel nuovo giocatore non va bene, è da cambiare.

I tifosi si riferiscono al neo acquisto Ali Mohamed, giovane 23enne nigeriano considerato il miglior giocatore della Premier League israeliana. Il calciatore, come spiega Il Fatto Quotidiano, è stato comprato qualche giorno fa dal Beitar Jerusalem per 2,5 milioni di dollari. Ma la felicità per l'acquisto di un importante giocatore, ha subito lasciato il posto a grandi polemiche.

Il nome del giovane, Ali Mohamed, ha un suono troppo musulmano. E questo "La Familia", settore più xenofobo e violento della tifoseria, non lo può accettare.

Il calciatore ha subito cercato di chiarire la questione. Attraverso il sito ufficiale della squadra e il suo profilo Facebook, ha infatti spiegato di essere di religione cristiana e un devoto praticante. Ma tutto ciò non è bastato. Per i tifosi, il nome di Ali Mohamed non potrà mai essere pronunciato nel Teddy Kollek Stadium di Gerusalemme.

Gli ultras hanno così invitato il giocatore a scegliersi un soprannome. "Annunciamo che non c'è alcun problema dal momento che è un devoto cristiano. Ma abbiamo un problema con il suo nome, che non può essere pronunciato nel nostro stadio né può essere stampato", si legge sull'account de "La Familia".

Il club

La società, fondata nel 1936, affonda le sue radici nella destra nazionalista è ed l'unica a non aver mai fatto indossare la maglia a righe gialle e nere a un giocatore arabo. Nel 2103, l'allora presidente Arkady Gaydamak comprò due giocatori ceceni di religione musulmana. Per protesta impianti e uffici del club vennero bruciati.

L'attuale presidente Moshe Hogeg, dopo le minacce, ha dichiarato: "Ci sono state alcune risposte aggressive, se queste proseguiranno partiranno delle denunce.

La religione non è più un criterio per gli acquisti dei calciatori e non lascerà che una minoranza possa offuscare la reputazione del club".

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