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Allarme sarin in Libia

Il gas letale sarebbe finito nelle mani dei terroristi dell'Isis e sarebbe già stato usato in almeno due occasioni

Allarme sarin in Libia

In Libia è scattato l'allarme: il gas sarin è finito nelle mani dei miliziani dell'Isis. Questa informazione è stata diffusa dal cugino del defunto rais Muammar Gheddafi in un’intervista esclusiva a Russia Tv, che si dice convinto che i jihadisti dello Stato Islamico abbiano rubato "armi chimiche" nascoste in "alcuni depositi sotterranei segreti" nel deserto della Libia "non presidiati appropriatamente" e le avrebbero trasferite al nord.

Ahmed Gaddafi Al-Dam ha precisato di esserne venuto a conoscenza attraverso alcune sue fonti a Tripoli: "Ci sono stati due casi già noti di furto di agenti chimici - ha rivelato - in un primo caso sono stati sequestrati sette barili ed in un secondo cinque" e che le armi chimiche "sono state già usate".

Al-Dam ha poi ricordato che durante i recenti scontri nei pressi della moschea di Al Quds a Tripoli, le forze di sicurezza avevano scoperto un veicolo carico di sarin.

"Purtroppo, chi aveva guidato questo veicolo in città non aveva capito i pericoli rappresentati da questo gas, e quanto sia rischioso portarlo in un’area urbana, per non parlare di quanto lo sia utilizzarlo. Non voglio diffondere il panico, ma questa è la realtà e il mondo lo sa", ha aggiunto.

Già lo scorso febbraio l’autorevole quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, basato a Londra, aveva accreditato anonime "fonti militari libiche" secondo le quali milizie filo-islamiche avevano trafugato "armi chimiche" da arsenali di province centrali e meridionali della Libia, con il rischio che potessero "cadere nelle mani dello Stato islamico".

Giorni dopo, il 23 febbraio, la rappresentanza della Libia all’Opac, legata al governo riconosciuto di Tobruk, aveva assicurato che il sito di armi chimiche di Ruwagha "è al momento ancora sicuro e non vi è stato alcun accesso" non autorizzato. E fino ad ulteriore prova contraria, vale l’annuncio che "la Libia è divenuta totalmente priva di armi chimiche"il 4 febbraio del 2014, al termine di un processo di smantellamento iniziato nel 2004 quando il Paese - all’epoca sotto il regime di Muammar Gheddafi - aderì alla Convenzione sulle armi chimiche (Cac).

Intanto a due giorni dalla firma a Skhirat in Marocco dell’accordo di unità fra le parti libiche che dovrà portare alla nascita di un governo di concordia nazionale, l’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler ha esortato "tutti i libici di unirsi nella loro lotta per combattere il terrorismo".

In un tweet l’emissario di Ban Ki-moon ha poi aggiunto che "nella lotta al terrorismo si deve rispettare il diritto internazionale umanitario". Kobler ha poi espresso preoccupazione per le violenze ad Ajdabiya, nell’est del Paese, dove da giorni si susseguono violenti scontri che hanno causato almeno 15 morti e 27 feriti, secondo fonti mediche. Il portale Libya Herald, citando un abitante della città, ha precisato che i "combattimenti hanno investito un gruppo salafita legato all’esercito libico e Ansar al Sharia nella periferia occidentale" e che "nessuna unità dell’esercito è entrata finora in città, a parte alcuni membri della brigata 302".

Il sindaco di Ajdabiya, Salem Jadhran, ha chiesto un immediato cessate il fuoco per mettere al sicuro la popolazione.

Ma non è chiaro al momento se la tregua sia stata accettata dalle parti.

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