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Amri, il flop degli 007 tedeschi

Tra febbraio e novembre del 2016 le autorità federali della Germania e quelle dei Laender si sono occupate almeno sette volte dell'attentatore di Berlino, Anis Amri, e almeno due volte in seno al Centro comune di difesa dal terrorismo (Gtaz) si è discusso del se Amri avesse un piano di attacco concreto, ma entrambe le volte questa ipotesi è stata considerata improbabile

Amri, il flop degli 007 tedeschi

Tra febbraio e novembre del 2016 le autorità federali della Germania e quelle dei Laender si sono occupate almeno sette volte dell'attentatore di Berlino, Anis Amri, e almeno due volte in seno al Centro comune di difesa dal terrorismo (Gtaz) si è discusso del se Amri avesse un piano di attacco concreto, ma entrambe le volte questa ipotesi è stata considerata improbabile. È quanto riporta il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung. Secondo il giornale, documenti ufficiali interni emersi solo cinque giorni prima dell'attentato, descrivono il percorso di Amri in Germania e spiegano che Amri aveva cercato su internet le istruzioni per la costruzione di una bomba e già a febbraio il giovane aveva cercato contatti con l'Isis e si sarebbe offerto come kamikaze.

Il percorso di Amri prima di trovare la morte

Intanto, proseguono le indagini della Polizia di Stato tese a ricostruire l'eventuale rete di contatti italiani di Anis Amri. Oggi sono state eseguite alcune perquisizioni domiciliari in provincia di Latina, ad Aprilia: nel mirino degli investigatori gli appartamenti di persone che il tunisino ha conosciuto durante i quattro anni di detenzione e che potrebbe aver visto o sentito anche dopo, magari ottenendone ospitalità.

Con il passare delle ore, si fa sempre più chiara la traccia che Anis Amri, il tunisino ritenuto responsabile della strage di Berlino, ha lasciato dietro di sé per mezza Europa prima di arrivare a Sesto San Giovanni, dove ha trovato la morte in un conflitto a fuoco con la polizia. E dall'analisi del suo cellulare, trovato nella cabina di guida del tir della strage, spuntano i nomi dei possibili fiancheggiatori, tra cui un 40enne tunisino fermato dalla polizia tedesca. Il 24enne, che aveva contatti nel mondo del traffico di droga e una certa esperienza nel mimetizzarsi, il 21 dicembre sarebbe passato anche dall'Olanda, da Nijmegen, nella regione di Gheldria, che confina con il land tedesco della Renania. Nella città olandese avrebbe preso un bus notturno che lo ha portato in Francia la mattina successiva. E sempre in un centro commerciale di Nijmegen potrebbe provenire la sim trovata tre giorni dopo nel suo zaino a Sesto San Giovanni. La scheda telefonica era ancora attaccata al supporto di plastica con cui veniva distribuita e era un omaggio di una compagna telefonica, che aveva organizzato quella promozione solo dal 20 al 22 dicembre. E solo nei centri commerciali delle tre città olandesi di Breda, Nijmegen e Zwolle. Possibile, dunque, che Amri o un suo complice siano passati di lì prima che la fuga del terrorista proseguisse verso la Francia. Qui il tunisino, come scrive la radio RFI sul suo sito Internet, era in contatto diretto con altri estremisti islamici. Tramite loro, nel marzo scorso, l'attentatore di Berlino avrebbe cercato di procurarsi delle armi, tra cui fucili mitragliatori di grosso calibro. Informazioni confermate anche dai servizi di polizia giudiziaria di Berlino, dai quali emerge che il 24enne era considerato, già dal febbraio 2016, una potenziale minaccia.

L'arrivo in Italia

Una volta arrivato in Francia, il tunisino ricompare nella stazione di Lione Part - Dieu intorno a mezzogiorno del 22 dicembre. Lo immortalano le telecamere dello scalo ferroviario mentre va verso la biglietteria, sempre da solo, per comprare un biglietto del Tgv diretto a Milano. Rigorosamente in contanti, per lasciare meno tracce. Il viaggio prevede un cambio a Chambery. In Alta Savoia, Amri sale effettivamente su quel treno ad alta velocità, ma appena superato il confine italiano, a Bardonecchia, scende. Poco dopo è su un'altra banchina e si imbarca su un regionale della linea Sfm3 del Servizio Ferroviario Metropolitano, che in un'ora e mezza lo porta a Torino. Nella stazione di Porta Nuova, rimane a girovagare, ancora una volta da solo, per un paio d'ore. Un'immagine diffusa oggi dalla polizia, tratta dai video delle telecamere di sorveglianza, ora al vaglio della Digos, lo immortala nell'atrio alle 22.14, prima comprare un biglietto alle macchinette e ripartire per Milano. Amri sta solo aspettando un altro treno regionale o qualcuno che non arriva? Finora gli inquirenti non ritengono che il giovane tunisino abbia incontrato qualcuno sotto la Mole, ma sarà possibile accantonare questa ipotesi solo dopo aver esaminato tutti i filmati della stazione. Nel frattempo proseguono gli accertamenti anche sul cellulare di Amri trovato a Berlino, nella cabina del tir usato per la strage. Nella rubrica c'erano almeno una decina numeri italiani, che il terrorista non avrebbe contattato di recente. Dal telefono, però, gli investigatori tedeschi sono riusciti a risalire a un fiancheggiatore. Si tratta di un 40enne tunisino, che è stato fermato oggi dagli investigatori. E sempre con il suo smartphone, a quanto riporta il settimanale tedesco 'Focus', Amri avrebbe mandato foto e messaggi vocali a altri estremisti residenti a Berlino e nel bacino della Ruhr.

In quelle registrazioni, a volte più lunghe, inviate da Amri, non si sente nulla che lasci pensare che in quel momento l'autista del tir fosse ancora vivo.

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