Guerra in Ucraina

Così le spie si infiltrano nelle ambasciate europee

L'Italia ha espulso trenta diplomatici russi, in linea con la delicata decisione di altri membri dell'Allenza Atlantica. Il sospetto è che siano spie o funzionari in stretto contatto con i servizi segreti russi. La rete d'intelligence stesa da Mosca sul suolo europeo è già nota da tempo

Così le spie si infiltrano nelle ambasciate europee

Dalla Russia con amore, e ora con il foglio di via per tornare tutti dritti a Mosca. Trenta diplomatici russi sono stati espulsi dal nostro Paese in linea con le delicate decisione prese dagli altri partner dell'Alleanza Atlantica. Un gesto dimostrativo? Un messaggio politico a Mosca che non ha ancora fermato le sue operazione militari speciali in Ucraina? Sicuramente; ma anche l'occasione per mandare indietro presunte spie che operano sul territorio europeo sotto la copertura della missione diplomatica. Non è una novità quella "rete di spionaggio" che Mosca ha steso ovunque in Europa. A partire dalle ambasciate che sono - fin dai tempi della Guerra Fredda - l'habitat naturale di informatori, agenti dei servizi segreti, reclutatori e doppiogiochisti.

Vengono definite "Persone non gradite" nell'informativa notificata ieri mattina dal segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi, all'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergej Razov; ma nell'ambiente di parla sempre di "spie": personale diplomatico che è parte integrante o ha funzione di collegamento con diversi servizi d'informazione e intelligence russa; parliamo di FSb, SVr e GRu. I primi due sono figlie dirette del famigerato Kgb, l'ultimo, il Direttorato principale per l'informazione elle Forze armate russe, c'è sempre stato. Secondo le stime dell'intelligence occidentale circa un terzo delle rappresentanze diplomatiche russe appartenga o abbia legami diretti con servizi segreti russi.

"Una misura assunta in accordo con altri partner europei e atlantici" - ha dichiarato la Farnesina, dopo essersi consultata con i vertici del Dis - che "si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale e nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all'ingiustificata aggressione all'Ucraina da parte della Federazione Russa". Il timore, non infondato, è questi agente esterni possano agire indisturbati in virtù dell'immunità diplomatica, per conseguire diversi obiettivi "oltre cortina" - come si usava dire un tempo - che potrebbe materializzarsi principalmente nell'alimentare la rete di disinformazione, o reclutare nuovi adepti pronti a servire gli interessi di Mosca.

Il provvedimento emesso dalla Farnesina è in linea con le decisioni espresse nei giorni precedenti da Danimarca, Francia, Germania, e Spagna. Tutti partner dell'Alleanza che hanno espulso personale dipolamatico russo che era in missione nelle loro ambasciate. Anche il governo di Varsavia ha individuato 45 elementi di nazionalità russa con copertura diplomatica sospettati di spionaggio. Da espellere il prima possibile - considerato il ruolo strategico della Polonia nell'approvvigionamento di armi e materiale logistico per l'esercito ucraino ancora impegnato a respingere l'aggressione russa. Nelle ultime ore Grecia e Norvegia si sono unite alla lista di stati che intendono espellere diplomantici russi.

Secondo le stime del nostro Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) in Italia potrebbero essere presenti all'incirca 80 spie di Mosca. Ma come riporta il Messaggero questa è una realtà" ben nota alla nostra intelligence". I trenta diplomatici selezionati per l'espulsione immediata dal nostro Paese dovrebbe essere direttamente associata alla loro ingerenza e al livello di rischio che la loro presenza potrebbe continuare a rappresentare per la sicurezza del nostro Paese e della Nato. Molti dei nominativi segnalati all'ambasciata della Federazione Russa sono collegati al settore della difesa, altri hanno rapporti con segreterie o sono impegnati nell'ambito commerciale. Considerato il numero di rappresentanti diplomatici russi che opera in Italia, 160-170 unità, un'espulsione di un numero così elevato non ha precedenti. Ci si attende dunque una dura reazione di Mosca, che potrebbe raggiungere nel breve l'Italia e gli altri Paesi che hanno attivato le procedure d'espulsione la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha parlato di "risposta pertinente" da parte della Federazione Russa alle decisione espresse dall'Italia. L'ambasciatore russo Razov ha dichiarato che non esiste, o non è stata fornita alcuna prova da parte della Repubblica Italiana in merito al coinvolgimento dei diplomatici russi con atti di spionaggio o di quella che abbiamo imparato a etichettare come "destabilizzazione".

L'ex capo del Sisde Mario Mori, ha ricordato come sia "tradizione della diplomazia" attuare l'espulsione di "qualche funzionario col passaporto diplomatico", osservando come i funzionari delle ambasciate siano perlomeno e in genere: "degli informatori del proprio Paese nel Paese ospite. "Probabilmente" - prosegue l'ex vertice del nostro apparato d'intelligence durante la guerra fredda - "fra questi 30 ce ne saranno alcuni veramente e specificatamente dediti allo spionaggio, in particolare quella componente, che ci sarà, di appartenenti al servizio militare russo, il Gru. Poi ce ne saranno altri che saranno meno coinvolti, ma è una valutazione di larga scala, quindi prende un pò tutti".

Precedenti noti in Italia

Mentre gli americani erano concentrati sulle “spie cinesi”, negli ultimi anni sul suolo europeo sono stati riscontrati numerosi casi di spionaggio che hanno sempre visto Mosca nella veste di mandante. Il caso che ha maggiormente scosso il nostro Paese riguarda il reclutamento e il tentativo di vendita di informazioni sensibili in ambito militare da parte dell'ufficiale della Marina italiana Walter Biot a Dmitry Ostroukhov, un funzionario del Gru che si era però accreditato come membro dello staff diplomatico in missione a Roma. Non meno rilevante, il caso che coinvolse il magnate russo Alexander Korshunov, ex agente nell'SVr (i servizi segreti russi per l’estero) che venne accusato di spionaggio industriale nei confronti dell’azienda aerospaziale italiana Avio, azienda operante nel settore dei lanciatori e della propulsione applicata a sistemi di lancio, missili e satelliti. Anche l’FBI americana aveva emesso un mandato di arresto nei suoi confronti.

Ultimo il caso di un tenente colonnello francese di stanza nella base Nato di Napoli fermato dall'intelligence interna francese addetta al controspionaggio, il Dgsi, poiché sospettato d’essere stato reclutato da un agente del GRu attivo in Italia.

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