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Armi ai ribelli in Siria, Erdoğan attacca: "La stampa la pagherà"

Un video pubblicato dalla stampa turca mette di nuovo sotto accusa Ankara a pochi giorni dalle presidenziali

Armi ai ribelli in Siria, Erdoğan attacca: "La stampa la pagherà"

Foto e video che dimostrerebbero come dalla frontiera turca passino camion carichi di armi diretti verso non meglio precisati gruppi ribelli in Siria. Questo era il contenuto di uno scoop pubblicato in Turchia dal quotidiano d'opposizione Cumhuriyet.

Obici di mortaio e casse di munizioni, nascoste dietro carichi di aiuti umanitari, fermati nel gennaio 2014 dalla gendarmeria turca. Una notizia già trapelata, ma a questo punto corroborata da prove. La pubblicazione di quelle foto e di quel video a pochi giorni dalle elezioni parlamentari non ha fatto piacere a Erdoğan. Per nulla.

"Penso che la persona che ha scritto quell'articolo pagherà un prezzo per questo", ha commentato il presidente. Aggiungendo che non lascerà passare impunita la scelta del Cumhuriyet di pubblicare l'esclusiva, che rimette al centro del dibattito l'eccessiva facilità con cui uomini e mezzi attraversano la frontiera turca.

Uno scandalo montato ulteriormente quando sono stati resi pubblici documenti che dimostrano come i camion appartenessero al Millî İstihbarat Teşkilatı (MIT), i servizi segreti turchi. E come le armi siano probabilmente finite in mano a ribelli islamisti, ma di certo a fazioni che combattono contro il regime di Damasco.

La Turchia, da che si è scatenata la guerra civile, ha reciso i contatti con Bashar al-Assad, schierandosi più volte dalla parte di chi lo vorrebbe lontano dal potere. Non ha inoltre ancora fatto molto, in termini pratici, contro l'Isis.

L'unica mossa in campo siriano è stata una spedizione militare per portare in salvo la tomba di Suleiman Shah, minacciata dai jihadisti, e spostata a poche centinaia di metri dal confine.

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